Addio alle casalinghe e al part-time? Cosa cambia dopo la recente sentenza della Cassazione sull’assegno divorzile

Ha fatto molto discutere la recentissima sentenza della Corte di Cassazione*, che a mio avviso non è stata del tutto compresa.
Ho sentito molte persone non addette ai lavori parlare della “nuova legge”.
Quindi precisiamo subito: non c’è alcuna nuova legge.
C’è una sentenza della Suprema Corte, certo importantissima e che detta un principio nuovo, ma è una sentenza.
Quindi parte da un fatto concreto e specifico, e non è assolutamente detto che i giudici del Tribunale si adegueranno.
Potranno discostarsi perchè il caso è diverso, o perchè non condividono.
Nel secondo caso, se si arriverà in Cassazione, verosimilmente si ripeterà lo stesso principio, ma nel frattempo saranno passati 10 anni se va bene.
Detto questo, non si può ignorare il principio sottinteso a questa sentenza.
Che, in soldoni, è: 

donne, andate a lavorare e vedete di guadagnare pure bene.

Io, lo sapete, sono da sempre per l’indipendenza della donna, ho sempre pensato e dichiarato che è importantissimo avere un lavoro per non dover chiedere niente a nessuno.
Abbiamo però anche sempre difeso le casalinghe, perchè se è una scelta e non un obbligo, se ci si può permettere di vivere con uno stipendio, è sacrosanto poter scegliere di dedicarsi alla famiglia.
Ancora di più, abbiamo spesso invidiato chi ha un part-time, conciliazione perfetta tra famiglia e lavoro.
Beh, a quanto pare non più.

Ora, se scegliete tra queste due opzioni, lo fate a vostro rischio e pericolo.
Perchè se avete una laurea in tasca e decidete di non usarla perchè vostro marito guadagna abbastanza da farvi vivere tutti dignitosamente, dedicate i vostri anni migliori a seguire i figli e a lasciare a vostro marito la serenità e il tempo di dedicarsi alla carriera, sappiate che se mai capiterà che lui vi lasci, sarete nei guai.
Perchè per lo Stato siete ancora giovani e produttive, potete lavorare e mantenervi, e quindi non ha alcun senso che vostro marito vi paghi un mantenimento, visto che potete cavarvela da sole.
Giusto, si dirà.
Certo, se non fosse che siamo in Italia, e trovare lavoro a 45/50 anni non è esattamente facile.
Anche passare da un part-time ad un full time non è così scontato, lo sappiamo.
Eppure, il concetto è proprio questo, e anzi pare che la peggio tocchi proprio a chi ha un lavoretto che la rende “autosufficiente”: poi magari sono 700 euro al mese, e viveteci voi in 3 o in 4 con quei soldi.
Ovviamente non si parla del mantenimento ai figli, che è sacrosanto, ma per il coniuge.
E parliamo di donne e mamme, ma vale anche al contrario, ovviamente, se ad essersi sacrificato è lui.
A ben vedere, se vostro marito guadagna poco più di mille euro al mese, e avete vissuto con il suo solo stipendio con sacrificio ma nell’interesse dei figli, francamente non cambierà molto.
Avendo un paio di figli tutto quello che sarà possibile sottrarre allo stipendio sarà dedicato a loro, alla moglie non sarebbe rimasto nulla nemmeno prima.
Purtroppo la separazione è un bagno di sangue specie per chi ha poco.
Due case sono già un impegno che moltissime famiglie non riescono a sostenere: quante coppie ho visto decidere di restare separati in casa perchè non riuscivano a trovare i soldi per due alloggi!
Figurarsi poi due auto, elettrodomestici nuovi, e via dicendo.
E’ triste, ma è così.
La vera fregatura la prenderà invece chi si è dedicata ad un marito che ha fatto una bella carriera.
Perchè io sono convinta che se un uomo riesce ad avere una brillante carriera e anche una famiglia, è in gran parte perchè la moglie ha colmato i vuoti che lasciava lui.
Se una carriera spesso richiede trasferte, orari folli, magari periodi all’estero, per conciliarli ad una famiglia è ovvio che l’altro genitore dovrà aver coperto i buchi.
Direi che l’altro deve “essersi sacrificato” ma so che non è corretto, perchè per molte donne (spero per tutte) non sarà stato un sacrificio, ma un piacere.
Del resto, non deve essere male essere casalinghe “ricche”: si  avrà comunque un aiuto in casa, ci si potranno concedere svaghi e week end, una baby sitter per qualche uscita serale, si può godersi il proprio tempo mentre i bambini sono a scuola con corsi o visite ai musei.
Insomma, se non si deve guardare al centesimo, la vita può essere facile, diciamocelo.
Ma se è così, è anche grazie alla moglie. 
Se l’uomo ha potuto fare una carriera che, certo, consente all’intera famiglia una vita agiata, è al 90% perchè la moglie si è sobbarcata tutto il resto.
Come si può quindi dire, alla resa dei conti, che tutto quello che è stato fatto in termini di tempo dedicato ai figli, di notti passate  tra vomito e cagotto, di serate da sole mentre il marito è in riunione, di pianti solitari, di desideri personali accantonati… come si può dire che tutto questo vale zero?
Condivido il pensiero alla base della sentenza, e cioè che il matrimonio non è una assicurazione sulla vita.
Ormai non è più indissolubile da mo’, non ha alcun senso pensare di “sistemarsi” con un buon matrimonio.
Ma da qui all’estremo opposto ne passa.
Da qui a dire che tutti gli anni passati ad agevolare in sordina la carriera del marito non contano nulla, ne passa.
Credo tuttavia, che da oggi scegliere di non lavorare sarà un estremo atto di fede nei confronti del proprio marito.
Purtroppo però i veri bastardi saltano fuori solo quando serve, e non c’è alcun modo di prevederlo.
Anzi uno c’è: un bel contratto prematrimoniale, o post matrimoniale, nel momento in cui doveste lasciare il lavoro.
Credete ai proverbi: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.

* La sentenza della Corte di Cassazione 11504/17 afferma che con la
sentenza di divorzio “il rapporto
matrimoniale si estingue non solo sul piano personale ma anche
economico-patrimoniale, sicché ogni riferimento a tale rapporto finisce
illegittimamente con il ripristinarlo, sia pure limitatamente alla dimensione
economica del tenore di vita matrimoniale, in una indebita prospettiva di
ultrattività del vincolo matrimoniale”.
Dunque va individuato un “parametro diverso” nel
“raggiungimento dell’indipendenza economica” di chi ha richiesto
l’assegno divorzile: “Se è accertato che il richiedente è economicamente indipendente o effettivamente in
grado di esserlo, non deve essergli riconosciuto tale diritto”. I
principali indici che la Cassazione individua per valutare l’indipendenza
economica di un ex coniuge sono il “possesso” di redditi e di
patrimonio mobiliare e immobiliare, le “capacità e possibilità
effettive” di lavoro personale e “la stabile disponibilità” di
un’abitazione.
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10 Comments

  • La verità è che legiferare su certe questioni, secondo me, è assai complesso … Quando ci si sposa non si pensa mai a un termine, quando si prendono certe decisioni spesso si pensa a quel "per sempre" … A volte stare a casa è una scelta, a volte quasi un obbligo per x motivi … Finché le cose vanno bene tutti felici o quasi, poi …. Forse anche in Italia inizieranno i contratti prematrimoniali non so ….

  • Perfettamente d'accordo con Valchiria. Io lavoro e mio marito pure, ma lui porta a casa uno stipendio (notevolmente) più alto ed io, pur avendone avuto le possibilità, per costruire una famiglia ho dovuto, per così dire, abbandonare il sogno di farmi una carriera (e quindi, per contro, di guadagnare molto di più). Non è stata malavoglia credetemi, ma semplicemente una questione di praticità e convenienza: come è possibile infatti, vivendo in un paesino, mandare avanti una casa e una famiglia con un lavoro che ti porterebbe ad essere fuori casa più di 12 ore al giorno? Non sarei stata a casa praticamente mai. Avrei dovuto rinunciare a fare figli oppure avrei lavorato esclusivamente per pagarmi un aiuto (babysitter + colf), ma a quel punto, per come la penso io, meglio rinunciare a fare figli allora, perché ok l'aiuto, ma non passare praticamente mai tempo con loro non sarebbe stato corretto per nessuno.
    Se dovessi divorziare, il mio attuale stipendio non credo mi consentirebbe di mantenermi dignitosamente, men che meno di mantenere un figlio seienne… Quello che voglio dire è che noi donne, spesso e volentieri, oltre a lavorare a tempo pieno, mandiamo anche avanti con successo una piccola azienda famigliare (cioè appunto la nostra famiglia e la casa), facendo doppio lavoro. Non dico che mio marito mi dovrebbe dare un aiuto a mantenermi per sempre, ma se sono nella situazione in cui mi trovo è stata una scelta obbligata e condivisa da entrambi…. troppo facile lavarsene le mani nel momento in cui non si va più d'accordo!

  • Scusa correggimi se sbaglio, ma la sentenza così come viene spiegata sui media non dice che potrebbe non essere più garantito il TENORE di vita che si aveva durante il matrimonio? oppure proprio esclude che venga versato qualcosa alla povera ex compagna o ex compagno che ti hanno, diciamo, accudito?
    se è così è assolutamente scorretto, perché è ovvio che è impari soprattutto dove non si tratta di scelta vera e propria ma più l'unica possibilità perché la famiglia funzioni
    Barbara

    • dice che l'assegno va disposto non per garantire il precedente tenore di vita, ma solo se l'altro coniuge non è autosufficiente economicamente nè può esserlo. Quindi se una donna fa un part-time mopdesto ma dignitoso, e lo fa perchè ha appoggiato la carriera del marito, non le spetterà altro, anche se il marito guadagna, anche grazie a lei, 10.000 euro al mese. Se la moglie è casalinga, ma ha 35 anni e un titolo di studio, dovrebbe LEI dimostrare di non essere in grado di trovare lavoro, altrimenti ciao bella, chi si è visto si è visto. Queste sono le valutazioni a caldo ovviamente, per i risvolti pratici dobbiamo vedere altre sentenze simili…

    • L'informazione non è sbagliata, è concisa. A parte il fatto che è in via di approvazione un ddl relativo agli accordi prematrimoniali, in ogni caso la Cassazione valuta caso per caso.
      Se, al momento opportuno, i conuigi danno atto per iscritto che uno dei due fa un passo indietro per consentire la carriera dell'altro, e che questa scleta vuole essere ricompensata con un riconoscimento economico in caso di divorzio, a mio avviso non è assolutamente nullo. Alla peggio, comunque, varrà come prova scritta di quanto accaduto (rinucnia al lavoro o ad un certo tipo di lavoro)

  • Senza offesa, ma non mi pare che la sentenza abbia in alcun modo mutato i criteri di cui all'art 5 legge sul divorzio (non che avrebbe potuto, ovviamente) e quindi direi che l'avere contribuito con la propria attività familiare alla formazione del patrimonio personale del coniuge o a quello comune non è divenuto irrilevante.
    LA sentenza ha degli elementi di sicuro interesse e di grande novità, ma sono elementi che possono toccare soprattutto quelle persone che hanno un lavoro che le rende economicamente indipendenti, ma non in grado di mantenere lo stesso tenore di vita assicurato loro da un coniuge benestante.
    In sostanza sposta l'accento dallo "stesso tenore di vita" ad un dovere di natura più "assistenziale" rimasto in virtù di un vincolo che si è sciolto.
    I figli sono per la vita, gli ex forse non dovrebbero
    I patti prematrimoniale, se non ricordo male, sono ancora oggi giuridicamente irrilevanti nel nostro ordinamento, io consiglio la comunione dei beni 😉

    • sì, stiamo dicendo la stessa cosa mi pare.
      Sugli accordi ho risposto sopra.
      Sono tendenzialmente vietati se vanno ad anticipare gli effetti di una sentenza di divorzio ma, a mio modestissimo avviso, se in una scrittura si attesta che i congiugi concordano che la moglie si limiti ad un part time per seguire la famiglia ed agevolare la carriera del marito, e lui si impegna giuridicamente e moralmente a riconoscere questo "sacrificio" in caso di divorzio, non potrà essere irrilevante. Quanto meno servirà a dimostrare che è stata una scelta per agevolare lui…

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