Perché non dobbiamo desiderare che i nostri figli siano come noi

Vorremmo che i nostri figli fossero come noi, magari non lo ammetteremo mai, ma, in fondo, vorremmo che almeno qualcosa da noi la prendessero, che ci assomigliassero, che seguissero le nostre orme sulla strada della vita, non in tutto, ma almeno nella professione o nello sport o sa Dio in cosa.

E’ normale, è umano, è la nostra storia che vorremmo continuasse sulle loro gambe e non più sulle nostre.
Ci diciamo che in fondo, beh, mica siamo poi così male, siamo delle brave persone, se anche fossero come noi, già sarebbe tanto, già ci sentiremmo realizzati e riusciti come genitori.
E invece no.
E bisogna ammettere che essere migliori di noi significa molto spesso e in molti aspetti NON essere come noi, inutile mentire.
Vorrei che i miei figli fossero senza paure, che non conoscessero il timore dell’altro e dell’ignoto, che sapessero assaporare la vita per intero, buttandosi con coraggio, senza riserve.
Vorrei che parlassero mille lingue e parlassero con chiunque, senza preconcetti, senza pregiudizi.
Vorrei che non avessero alcun tipo di razzismo e non facessero nessun tipo di discriminazione, ma non perché non sarebbe politically correct, no, ma perché venisse loro naturale.
Vorrei che si impegnassero per fare cose grandi, ma che sapessero apprezzare le piccole come fossero le più grandi.
Vorrei che avessero gli occhi puliti, per vedere le meraviglie del mondo ovunque, anche dove non guarda nessuno o tutti guardano senza vederle.
Vorrei che non giudicassero, che sapessero davvero non farlo.
Vorrei che non si autoassolvessero di continuo, ma vedessero i propri errori e senza flagellarsi cercassero sempre di migliorarsi.
Vorrei che sapessero riconoscere chi è migliore e si impegnassero per eguagliarlo, non per sminuirlo.
Vorrei che avessero il cuore grande e sapessero donarlo.
Vorrei che sapessero dare importanza al tempo e lo usassero al meglio.
Vorrei che amassero e che fossero amati, perché  l’amore è davvero quello che conta ed esserne circondati è la felicità.
Vorrei che non conoscessero invidia e gelosia, perché sono inutili e sanno solo avvelenare.
Vorrei fossero consapevoli, sempre.
Vorrei che sapessero riconoscere la felicità e fossero capaci di inseguirla, di raggiungerla e di farla propria, godendone davvero.
Vorrei che fossero in grado di rendere migliori gli altri, con la loro vicinanza.
Vorrei che rendessero migliore il mondo, con le loro azioni.
Vorrei che fossero migliori di me, non come me.
E per renderli migliori di me, devo fare ancora tanta strada io per prima.
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3 Comments

  • Bellissimo. Specie la conclusione: dobbiamo noi per primi impegnarci ad essere la versione migliore di noi stessi, perché loro possano davvero essere migliori di noi, "perché per educare è necessario essere". Paola

  • Grazie per il post. Io cerco di adempiere al mio ruolo genitoriale al meglio delle mie possibilità, ma ho smesso di avere delle aspettative su di loro perché a mio parere inevitabilmente gli si fa pressione ed è stressante per noi. Cerco di lavorare bene giorno per giorno, progetti mai a più ampia portata di un anno… Le tue riflessioni si percepisce che sono sentite, ma un po' buoniste.

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