Le nostre curiose vacanze in Irpinia

Quando è stato tempo di pianificare le vacanze estive, che come sempre ci toccano a ferragosto, ci sono cadute un po’ le balle per terra, per usare un francesismo.
Le mete che ci piacevano erano tutte sconsigliate ad agosto, troppa gente, troppo care, troppo caldo.
Ovunque, i prezzi erano già folli, pur prenotando a marzo.
E quindi abbiamo deciso di fare delle vacanze un po’ anomale in Irpinia,  per partecipare allo Sponz Fest (festival ideato e diretto da Vinicio Capossela  che ci allettava sin da suo primo anno), cercando di spendere il meno possibile, per poi andarcene in Thailandia o in Vietnam a Natale.
Ho quindi prenotato un appartamento fatiscente su Airbnb per 150 euro la settimana, e mi son messa a cercare voli per il nostro sogno invernale.
Ovviamente i voli erano più cari che mai e quindi ho continuato a rimandare, finchè si sono presentate spese impreviste ed urgenti che hanno definitivamente fatto accantonare la speranza di spaparanzarci al mare in inverno.
Pazienza, accantonata l’Asia, godiamoci l’Irpinia!
E così, un lunedì di agosto siamo partiti.
Abbiamo spezzato i 900 km di viaggio dormendo ad Ancona e poi giù, attraversando l’Italia  ed ammirandone la costa (e ovviamente io mi mordevo le mani, perchè avrei tanto voluto sguazzare in quell’acqua meravigliosa!).

La nostra base era Calitri, un paesino tutto arroccato sulla collina.

 

 

 

 

 

 

La prima cosa che mi ha stupito, manco a dirlo, per nordici come noi, sono stati gli orari.
Siamo arrivati alle 14.30, e non speravamo di riuscire a pranzare.
Ci indicano un ristorante, chiediamo di poter avere almeno un piatto freddo, e ci guardano un po’ straniti: praticamente stavano aprendo la cucina in quel momento. Qualche giorno dopo, dopo esserci persi sui monti irpini, siamo finiti stremati in un ristorante a Melfi alle 15. Anche qui, sorprendentemente, cucina aperta e clienti che arrivavano pure dopo di noi.
Amici del sud, se venite in Trentino e prevedete di arrivare tardi, portatevi il pranzo al sacco, perchè a quell’ora vi accompagneranno all’uscita senza tanti complimenti.

 

 

 

Questa è stata una costante della vacanza: ci presentavamo a cena agli stand alle 20 e le signore avevano ancora da allestire le cucine (le amo!).

La seconda cosa che mi ha lasciato di stucco è il numero di negozi.
Vengo da un paesino all’incirca come Calitri, ma sopravvivono giusto i bar, qualche pizzeria, una parrucchiera, un panificio e un fioraio.
Tutto il resto ha chiuso, specie i negozi di vestiti, si va nei centri commerciali.
Io  mi mettevo a contare i negozi come se venissi dalla luna, non potevo credere di trovare negozi di vestiti, di scarpe, di cosmetici, mobilifici, gallerie d’arte con un bacino di utenza tanto piccolo.
Ma in effetti non ho visto centri commerciali, in più le distanze sono davvero impegnative: i paesi sembrano uno attaccato all’altro invece gli spostamenti richiedevano sempre almeno 40 minuti.
Il primo giorno, abbiamo esplorato Calitri, con il suo centro storico abbandonato e diroccato, le stradine strette, il suo Castello meraviglioso.
innamorata di queste maioliche: cosa sarà stato?

 

Il secondo giorno siamo andati a Pompei, ma purtroppo me ne sono un po’ pentita.
Siamo partiti tardi, arrivati in pieno orario della morte, a mezzogiorno con 42 gradi.
Nella fretta non abbiamo pensato di prendere una guida, e anche se studio Pompei da quando so leggere, e quindi ero in grado di spiegare tante cose ai bimbi, mi sono mangiata le mani perchè ovviamente le guide conoscono aneddoti, curiosità, hanno la capacità di catturare l’attenzione e soprattutto di farvi fare un percorso sensato.

 

 

 

 

 

 

Il caldo poi era davvero impossibile, e dopo due ore siamo dovuti fuggire.
Spero comunque che i bimbi abbiano potuto cogliere un po’ dell’emozione che questo luogo suscita in me sin da quando ero bambina.
I segni sul selciato, i solchi dei gomiti lasciati per bere alle fontane, gli affreschi: sono sempre un colpo al cuore, e mi pare di essere lì, in quel tempo rimasto immobile per secoli, mi pare di sentire le voci, le risate, le persone affollarsi nelle vie dei negozi, con quelle insegne ancora leggibili, con i messaggi d’amore o di scherno.
Ma poi i calchi, i cibi anneriti conservati perfettamente sotto la cenere, il silenzio… testimoniano una tragedia impossibile da accettare.

Ci torneremo sicuramente, rigorosamente in inverno.
Due consigli: portatevi da mangiare e da bere, perchè i prezzi sono davvero folli. Noi, al solito, non eravamo organizzati, e quando abbiamo visto margherite a 14 euro siamo fuggiti senza molti rimpianti.
Il secondo, è ovviamente di prendere una guida, o almeno di averne una cartacea, e di farvi prima un’idea del percorso, perchè è davvero enorme ed entrare e girare alla cieca non ha alcun senso.

Il terzo giorno abbiamo esplorato i dintorni.
Come sempre, io prima scelgo cosa e dove mangiare, poi da lì si vedrà.
La gola ci ha portati a Nusco, che ho trovato incantevole.

 

 

 

 

 

 

Rientrando, siamo finiti sui monti irpini, sull’altopiano del Laceno: una vista incantevole.

 

 

maledetti incendi, anche se questi non mi sembravano dolosi…

 

E la sera ci siamo tuffati nelle atmosfere dello Sponz Fest

 

 

 

le grotte calitrane adibite a vinerie

 

 

 

grotte aperte

 

 

a Borgo Castello

 

Il meraviglioso Castello di Calitri

 

 

 

Una nota di merito ai miei figli: eravamo in una casa fatiscente, senza cucina, con un letto “scufundato”, come direbbe Vinicio, senza giochi, senza tv, senza radio, senza niente.

E non si sono mai MAI lamentati di niente.
Non si sono lamentati nelle lunghe ore in auto, non si sono lamentati del freddo (sì i primi due giorni a Calitri erano 13 gradi, poi sono arrivati anche i 40 però…) nè del caldo, nè degli orari, hanno mangiato di tutto (Ale pure “salsicce fegatini e viscere alla brace”) e per quanto possibile sono stati alzati fino a tardi.
Noi non abbiamo dovuto suggerire niente, si sono inventati  da soli come passare il tempo: hanno fatto le bolle di sapone con il detersivo e un tappo rotto, si sono divertiti come i pazzi ad attaccarci mollette del bucato addosso a tradimento, mentre noi uscivamo con mollette attaccate alle chiappe con nonchalance, chiacchieravano, disegnavano, si inventavano storie, ci seguivano senza lamentarsi mai.
Mi hanno sorpreso, ed è stata forse la cosa più bella della vacanza: sicuramente ho lasciato andare molte delle mie ansie del tipo “si annoieranno” “è adatto ai bambini?” “saranno troppe ore in auto?”.
Eravamo assieme 24 ore al giorno, e a loro questo basta.
Per chi mi ha chiesto com’è lo Sponz Fest: è una figata, ma è molto… notturno.
I concerti iniziavano verso le 22, e andavano avanti tutta notte, per chiudere all’alba con un ultimo concerto e la colazione.
Noi ovviamente non potevamo fare la notte in bianco, ma abbiamo colto comunque il bello di questa manifestazione che porta turisti da tutta Italia in una zona che merita davvero, sia per i paesaggi, che per l’accoglienza, che per l’ottima gastronomia.
Agli stand si mangiava divinamente, e ancora mi sogno una pasta fatta a mano che era una via di mezzo tra le orecchiette e gli gnocchetti sardi: calitrani, se capite cos’è datemi la ricetta, io ho scordato il nome!
Nel frattempo, abbiamo già riprodotto in casa le mitiche cannazze.

 

 

sul Sentiero della Cupa

 

 

Calitri by night

 

tramonti dal nostro terrazzino

 

 

Chi segue le nostre stories su Instagram lo sa, ad un certo punto sono stata contattata dall’Ufficio Stampa dello Sponz che ha visto i miei tag sui social, e mi è stato offerto un pass stampa per il concertone finale.

E’ stata un’emozione enorme per me, che seguo Vinicio da 20 anni, avere questo “riconoscimento”.

concerto finale

 

Ed anche i bimbi erano piuttosto orgogliosi…

 

 

 

 

Non avevo guide, solo un articolo di Vanity Fair che ha ispirato alcune mete e ristoranti, ma credo di aver colto tutto il possibile da questa terra che purtroppo è stata prima abbandonata da chi non trovava lavoro, poi devastata da un terremoto terribile.

 

 

 

 

 

 

Se vi trovate in zona non perdetevi il ristorante La Ripa, una delle esperienze culinarie più incredibili della mia vita.
E Rocca San Felice è semplicemente un gioiello imperdibile.

 

 

La Ripa… voi non avete idea della bontà

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla fine ci siamo trovati a parlare di politica con i signori del paese: solo al sud si trova questa atmosfera pazzesca.

 

 

 

E’ stata un’esperienza incredibile, 6 giorni che son sembrati un’intera estate.

 

Alberto che ascolta Erri de Luca

 

 

ale che gioca a “calcio” con un tubo e bimbi sconosciuti

 

 

 

L’arte di arrangiarsi…

 

E per finire, se siete sopravvissuti fino a qui, vi lascio con il video di una canzone meravigliosa (ovviamente di Capossela) che dice tanto su questa terra, e soprattutto che vi mostra Calitri come io non riuscirei mai.

 

 

 

 

 

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3 Comments

  • Ciao sono di Calitri…e sono una emigrante ..:-)
    Voglio complimentarmi per le tue meravigliose parole hai raccontato al meglio le bellezze della nostra terra.
    Per la prossima volta che andrai in vacanza in Irpinia potrai rivolgerti all'Agenzia Di Maio potrai chiedere di mia nipote Luciana Strollo guida ufficiale che potrà aiutarti sia per visite guidate in zona, sia per trovare una comoda casa con tutti i comfort. I tuoi bimbi si ambienteranno sempre di più e inizieranno a chiederti di poterci tornare ogni anno….scommetti?

    Ps la pasta fresca tipica del nostro paese si chiama cingul….Luciana ti potrà dare anche la ricetta!!!
    Grazie mille

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