L’autunno/inverno delle mamme

Ho sempre amato l’inverno.

Che meraviglia quando, ancora sudaticci e accaldati, le vetrine si riempiono di cappotti cammello, maglioni azzurri, stivali e collant coprenti (quanto li amo, alla faccia della ceretta!!!).

E tu sbavi sulla vetrina, ma sei al di fuori di ogni tentazione, perchè provare un maglione di lana con 45 gradi all’ombra non è cosa buona e giusta.

Ecco, quando sei mamma, questo è sostanzialmente TUTTO il bello il dell’inverno.

Perchè da lì in poi, è solo un gran casino.

Si inizia a settembre, con i salti mortali per arrivare all’agognato pieno regime delle scuole: prima, dopo aver dato fondo a ferie, permessi, nonni, risparmi in baby sitter, vedi il primo giorno di scuola come il traguardo per la salvezza eterna.

No, non hai considerato che i primi giorni non c’è la mensa, poi ci sono le prime riunioni.

Finito settembre, finiti i casini.

Sospiro di sollievo.

Ahahahahha, ah. Ah.

Quando iniziano i primi malanni?

Di solito subito, immediatamente, se ti va bene ad ottobre.

Più cresce il numero di figli, più crescono i casini.

Io ne ho due e vi dico solo che 2 settimane fa abbiamo preso un cucciolo di cane e ad oggi non si è ancora posto il problema di lasciarlo solo la mattina.

Ce n’è sempre stata una.

Prima si ammala il piccolo. Di domenica, ovvio.

Così l’unica giornata di vero svago, con una bella gita programmata, va in fumo.

Lunedì la settimana inzia con i casini organizzativi: chi può sta a casa, chi non può si arrangia.

Io ho iniziato il ballo delle malattie proprio quando la baby sitter mi ha mollato così su due piedi, arrivederci e grazie.

Il piccolo guarisce, finalmente possiamo goderci questo week end!

Emh, no.

Si ammala il grande.

Salta il giro e torna al VIA.

Domenica in casa, lunedì in casa. La cosa si prolunga e ormai ho assoldato anche quello che distribuisce volantini.

Oggi mio marito aveva un po’ di nausea, l’ho fulminato con lo sguardo: scordati di ammalarti nel week end, usciremo anche con 40 di febbre ricordatelo.

Ma non sono così convinta.

Che poi, se stiamo tutti bene probabilmente nevicherà o ci sarà il diluvio universale, la nebbia, l’invasione di cavallette.

E vogliamo parlare di quanto sia divertente vestire i bambini in inverno?

Me li ricordo ancora, tutti rigidi impacchettati nel tutone che non capisci più dove sia la testa e dove i piedi, e te lo porti in braccio a testa in giù per 10 minuti prima di capire che gli stai baciando i piedini e non la capoccia.

Quando crescono, gli infili i guanti e si tolgono il berretto, metti il berretto e spariscono i guanti, dopo 10 minuti sei riuscita a infilare più o meno tutto e dopo altri 10 hai perso un guanto, la sciarpa e la dignità.

Mettiamo pure di non essere ammalati e di essere riusciti a vestirli: e mò che si fa?

Fuori ci sono 10 gradi sotto zero (o almeno questa è la temperatura percepita dalle madri italiche), è grigio, ti si ghiaccia anche il naso.

Allora ti infili con la truppa in un negozio/museo/cinema/bar  a caso: lì ci sono 35 gradi e inizia la cerimonia dello svestimento che ti fa accumulare circa 50 metri cubi di materiale.

Se sei seduto, vabbè, dovrai solo occupare quelle 15 sedie, se disgraziatamente si deve camminare ti trovi sommersa da due (o tre o quattro … bella, l’hai voluta tu una famiglia numerosa!!) cappotti, sciarpe e berretti vari, ma non c’è ovviamente spazio per il tuo, che ti tieni addosso sudando e liquefacendoti come non ti è capitato in tutta la compianta estate trascorsa.

Alla faccia del cappotto cammello e maglioncione di lana, ridatemi le t-shirt, ve ne prego.

Vorrei sorvolare per pudore su tutti gli altri sgradevoli inconvenienti, come la casa piena di bucato appeso, le scarpe infangate, il ghiaccio sull’auto, varie ed eventuali.

Andiamo direttamente all’unica altra cosa bella: il piumone e una tisana calda, a fine giornata.

Ahh, solo per quello vale la pena di sopportare tutto il resto, non vi pare?

 

 

 

 

 

 

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