Le nostre giornate incasinate da mamme

Pensiamo di essere tutte incasinate, vero? Io un po’ lo penso.

Dopo il ritorno a Parigi – dove sono tornata da sola, mio marito è ancora a Panama – ho trovato lavoro. Sono riuscita ad ottenere un part time all’80 per cento (libera il mercoledì, che a Parigi significa scuola solo al mattino e attività al pomeriggio) e di uscire “presto”, alle 17.15, per andare a prendere le bambine a scuola alle 18. Perfetto!

Domenica mattina sono tornata dall’Italia, dove ero stata qualche giorno per il ponte dei Santi, con un aereo preso alle 6. Siamo entrate in casa alle 9 e c’era un freddo che non vi dico, quindi ho deciso che era arrivato il momento di accendere il riscaldamento. Non partiva. Ho provato in videochiamata con mio fratello, detto anche MacGyver, ma niente, non è partito. Lunedì ho iniziato quindi la settimana (temperatura al mattino 2 gradi) al freddo, e col ciclo.

Sono riuscita a fare venire un tecnico ieri mattina, martedì: pompa rotta. Io non c’ero, ero a lavorare, lo so dalla portinaia la sera alle 18. Dobbiamo aspettare il preventivo, l’accettazione da parte del proprietario, poi l’arrivo del pezzo e infine il montaggio. Di tutto questo, ovviamente, mi sono dovuta occupare io, mentre cucinavo, facevo fare musica alle bambine, mettevo a posto, ecc. Il mio dolcissimo marito ha però pensato di regalarmi una stufetta super potente, con consegna espressa questa mattina, lasciate fare che ha usato il mio conto PayPal, basta il pensiero.

Oggi è il mio “giorno libero”. Ho portato le bambine a scuola, sono tornata a casa a fare due lavatrici e cambiare il mio letto, il tempo che aprisse la banca per andare a incassare un assegno: ogni tanto qualche gioia. Ho pure fatto la spesa, perché comunque bisogna nutrirsi. Torno a casa e mi metto a smontare i lettini delle bambine, li ho venduti perché non entrano più in questa camera (sono quelli che avevamo prima, nell’altra casa) e abbiamo preso un letto a castello. Che giace in 12 scatoloni appoggiato alla parete della sala, perché converrete con me che montarlo da sola potrebbe rivelarsi fatale.

Ho smontato un letto e un gentile signore di origini africane bello come il sole è venuto a prenderlo, ho preso 40 euro. Dopodiché ricevo una telefonata: il corriere che doveva passare mi dice che arriveranno tra mezzora. Mi metto a smontare anche l’altro letto, perché stasera deve venire un altro gentile signore a prenderselo, e litigando con una vite spanata me lo tiro sulla schiena, facendomi uno squarcio sanguinante su una vertebra (tranquilla mamma, sono forte).

Mentre stendo la seconda lavatrice (che so già non si asciugherà mai, senza riscaldamento), ricevo un sms del negozio dove mio marito ha comprato la stufetta: c’è un problema, non possono consegnare. Chiamo il numero indicato e mentre riprogrammo la consegna mi chiamano sotto 4 volte. Riattacco, richiamo, è il corriere che è giù. Quando apro la porta è a mani vuote, e capisco solo allora che si tratta in realtà del ritiro di un letto che giace in camera mia da settimane per colpa del disservizio di Made.com (vi auguro di non averci mai a che fare, seriamente), che era previsto però per questo pomeriggio. Bene, penso, almeno me lo sono tolto dai coglioni.

Mi metto a pulire la camera delle bambine, che ora è vuota. Dato che monteremo i nuovi letti solo sabato devo mettere i materassi in terra. Loro sono felicissime di questa soluzione alla francese, io un po’ meno, per questo ci do giù pesante di mocio.

Pulisco pulisco e tadan! Suonano al campanello. È arrivata la stufetta. “Ma scusi, ma se ero un quarto d’ora fa al telefono con loro e avevamo riprogrammato e…” Va be’, meglio eh. Nel frattempo mi occupo della nuova versione del blog parlando con il nostro tecnico, poi controllo le mail di lavoro, poi chiamo una tizia in Italia per un rimborso che aspetto, controllo le fatture della mensa scolastica. Sto dietro al blog.

Adesso la situazione è questa. Sono al pc in sala. Sul pavimento giacciono due materassi Ikea da vendere, più un letto. Sul tavolo una scatola piena di verdura ancora da mettere a posto. Il corridoio è pieno di giochi e cose delle bambine. La tavola da stiro è aperta in camera mia, sul mio letto ci sono le coperte, i cuscini, i pigiami delle bambine. I loro letti (materassi) sono ovviamente da rifare. Alle 13 devo uscire per andare a prenderle (sono le 12.30), poi devo portare Priscilla a musica alle 14.30. Alle 15 ci lascio Penelope, prendo Priscilla e la porto a danza. Inizia alle 15.30, devo lasciarla lì prima che inizi per poter andare a recuperare, correndo come una pazza per tutta Montparnasse, la sorella a musica, perché il maestro non concepisce sgarri e non posso abbandonarla fuori dalla scuola, che è una sola stanza. Recupero lei e torniamo dalla sorella, che finisce alle 16.30.

E dopo, mi riposo? Dopo facciamo merenda, torniamo a casa, dove troverò lo stesso bordello che c’è adesso. Devo pulire tutto il resto della casa perché non ho chi lo fa per me (no, non tutte le mamme che lavorano hanno la donna delle pulizie) ed è lercia da fare schifo, dovrei anche lavarmi i capelli perché sono impresentabile e secondo me puzzo anche, devo ovviamente preparare la cena – che le ho comprate a fare le verdure? – e scrivere ancora due post sponsorizzati, che comunque mi pagano, e quindi non è che posso dire lo farò quando capita.

Giornatina, eh?

Eppure.

Eppure penso che ho la salute per smontare i letti.

Penso che ho l’intelligenza e le capacità per gestire le cose di casa, della banca, di tutto quello che può succedere, senza bisogno che nessun altro lo faccia al posto mio.

Penso che ho i soldi per comprarmi la stufetta, proprio i miei, e che qualcuno una stufetta non ce l’ha. Nemmeno una casa. Nemmeno un materasso sul pavimento. Nemmeno una bellissima cameretta danese tutta nuova da montare.

Penso che ho i soldi per far studiare musica e danza alle mie figlie, che le mie figlie sono intelligenti, sveglie e sane per poter svolgere queste attività con soddisfazione.

Penso che sì, a volte mi sento un po’ sfigata perché mi sembra che succedano tutte a me, a volte mi sento la più incasinata del mondo, a volte mi sembra ingiusto che debba cavarmela sempre da sola. Ma che fortuna ho? Che fortuna ho a poter fare tutte queste cose?

Che fortuna abbiamo, tutte noi, a poterci occupare dei nostri figli permettendoci un tetto, quello che ci piace da mangiare, vestiti carini, un letto comodo? A poter gestire tutti i casini che abbiamo perché possiamo permetterceli, economicamente e fisicamente?

Sì, siamo tutte incasinate. Ci sono giornate migliori, giornate peggiori, ma finché stiamo bene, finché stanno bene, finché ci sono i soldi per le cose essenziali, chi se ne frega se dobbiamo pulire? Chi se ne frega se la consegna è rimandata? Chi se ne frega se ci tiriamo un letto sulla schiena (sfiga)?

Non dovrebbe fregarcene niente, davvero! Io ho deciso che non mi sentirò più sfigata, ma solo benedetta da una grande fortuna, quella di poter vivere una vita piena, sana, dignitosa, e di poterla far vivere alle mie figlie.

Ps Mentre sto finendo di scrivere, ricevo l’ennesimo messaggio: sto arrivando. Non avevo capito un cazzo, in tutto questo casino di letti venduti e pacchi e ritiri, e il tizio che doveva passare stasera a prendere l’altro letto delle bimbe sta arrivando ora. Ma guardiamo il lato positivo: quando torno stasera ho tutto il pavimento sgombrato e lo pulisco meglio!

Ps2 Il tizio è venuto, sono le 13.10, sono in ritardissimo, e lui aveva la barba come Bin Laden. Era adorabile e spero che le sue bimbe dormano bene nei letti delle mie.

Written By
More from Anna

Santo Domingo coi bambini: tre modi per visitare la Repubblica Dominicana fai da te

Share this...FacebookPinterestTwitterLinkedinemail Booking.com Se avete voglia di fare una vacanza al caldo,...
Read More

1 Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.