Avere un figlio con DSA: il nostro percorso per la certificazione, pdp, evoluzione, stati d’animo

Vi ho già raccontato che mio figlio maggiore, sin dalla prima elementare, ha manifestato alcune difficoltà che inizialmente non sapevamo spiegarci.

Gli screening per la dislessia mostravano in effetti delle difficoltà, ma le insegnanti (preciso non per colpa, ma per non adeguata formazione) non ritenevano che Alessandro potesse essere dislessico.

Aveva un percorso altalenante, in una verifica andava benissimo, nell’altra male, quindi lo ritenevano solo scostante e svogliato.

Io invece sentivo che qualcosa non andava.

Era il primo figlio a scuola, quindi è stato tutto nuovo per me, ma pur nella mia inesperienza mi rendevo conto che le sue scenate isteriche quando doveva fare i compiti non erano normali.

Siamo quindi approdati ad una logopedista privata che ci ha dato una prima diagnosi: disgrafia.

Abbiamo tentato anche la strada della “rieducazione della scrittura” ma non ha dato i risultati sperati.

Così, finita la seconda elementare (i DSA possono essere certificati solo alla fine della seconda elementare) abbiamo iniziato il percorso ufficiale per la certificazione.

I tempi sono lunghi.

Si inizia con il/la neuropsichiatra, che farà dei test specifici, che comprendono anche il quoziente intellettivo: infatti per poter avere una diagnosi di DSA il quoziente intellettivo deve essere nella norma.

Passata questa fase, si passa alla logopedista, che con apposti test stabilirà se si tratta di dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia (anche in abbinata tra loro).

Il nostro percorso è durato quasi l’intero anno scolastico.

All’inizio non ha preso benissimo il fatto di dover fare dei test, si sentiva un topo da laboratorio, per fortuna la neuropsichiatra era carinissima e lo ha messo subito a suo agio.

Io, posso confessarlo?, ero davvero agitata, temevo che per colpa della sua difficoltà di concentrazione e bassa autostima  non sarebbe riuscito nemmeno a completare i test.

Invece ce l’ha fatta e a dirla tutta i risultati sono stati pure un po’ una sorpresa.

Lui è risultato con un QI assolutamente sopra la media e mi è stato consigliato un percorso a parte per la valutazione della plusdotazione con ulteriori test, che però al momento ho accantonato.

Ora va di moda parlare di “piccoli geni” e lui no, non rientra nella classica descrizione che si trova spesso associata a questi bimbi. Non ha imparato a leggere a tre anni, non scriveva a 4 (non scrive nemmeno ora figurarsi), non era e non è appassionato di astronomia o altre materie di questo tipo.

Ha sempre avuto una dote particolare con le parole: ha iniziato a parlare prestissimo, ha sviluppato un umorismo davvero precoce, ha una memoria sorprendente, e una capacità di attenzione su più fronti (guarda un film, lo capisce, ma al contempo ascolta cosa diciamo noi a tavola e cosa dice il fratello all’amico. Oppure legge e al contempo ascolta il testo di una canzone e sa ripeterlo, cose curiose e totalmente inutili ;-P) .

Il percorso è quindi continuato con la logopedista è alla fine è stata certificata  disgrafia e disortografia.

Cos’è cambiato?

Beh, in realtà tutto e niente.

E’ cambiato molto a livello psicologico: lui era convinto di essere stupido e quando la neuropsichiatra gli ha spiegato che è tutt’altro che stupido qualcosa in lui è cambiato.

Qualcosa, non certo una rivoluzione.

Due anni di senso di inferiorità non sono facili da cancellare, e temo che lo shock dei primi anni di scuola abbiano lasciato purtroppo tracce indelebili.

Dice ancora di essere stupido, anche se  molto meno rispetto a prima. Forse più che sentirsi dire “a parole” che è intelligente, è stato il programma scolastico ad aiutare.

I primi due anni di scuola sono sostanzialmente di “scrittura”: dettati, numeri, cornicette, ordine, tutte cose in cui lui è un disastro, per ovvie ragioni.

Dalla terza, quando le cose si fanno più serie, con storia, geografia, problemi, una matematica più tosta, ha iniziato a capire che le cose gli riuscivano mediamente più facili che agli altri.

Lui riesce a memorizzare tutto in classe anche se sta facendo altro (tipo chiacchierare con i compagni, l’attenzione non è il suo forte), e di questo si rende conto e “ci gioca” pure

Il “contro” è che continua il suo rifiuto per i compiti e per lo studio: ogni volta è una tragedia, e se andiamo avanti così non imparerà mai un metodo di studio.

Con il fatto che lui apprende in classe, trova tutto quello che c’è da fare a casa una inutile perdita di tempo: quando perde dei giorni di scuola diventa davvero faticoso se non impossibile fargli recuperare le lezioni saltate, impara da solo nei giorni successivi, a casa non fa niente.

Si limita sempre al “minimo sindacale” e questo mi dispiace, perchè  non si impegna davvero in niente e dal canto mio non riesco a farlo appassionare  a nulla.

Mi sembra tanto talento sprecato ma non ho ancora trovato la chiave giusta, nè dove indirizzare il suo potenziale.

Dal lato delle insegnanti, sono state gentili e attente, e sono stati fatti passi da gigante anche nel rendimento e nei risultati, ma anche loro non sanno valorizzare (e forse nemmeno vedere) questo potenziale.

Non mi è ancora ben chiaro come fare in italiano, perchè se nelle altre materie non viene penalizzato dagli errori ortografici, in italiano ancora sì, ma qualche amica insegnante mi ha detto che non dovrebbe essere così, che non si può valutare un disgrafico/disortografico per un dettato o penalizzare gli errori, ma è tutto nuovo anche per me e sono ancora incerta se sia preferibile un voto mediocre con verifiche uguali agli altri, o se invece per lui sia meglio una verifica a test. Non lo so, magari proporrò di provare e vedere come reagisce.

Lui è un tipetto tosto, odia essere diverso, ma al contempo vedo che ci resta malissimo se ha un voto mediocre.

Non è facile, mai, anche se da quando sappiamo qual è il problema sicuramente è stato più facile gestire lui, le sue reazioni, i suoi comportamenti.

Troviamo ancora tanta resistenza però, ancora troppe persone non ci credono, i miei in primis, e danno la colpa a me perchè non l’avrei seguito abbastanza.

A volte ci credo pure.

Ora che il fratello è in prima, poi, è il delirio: si mette continuamente in competizione, fa confronti e vedo che ci sta male.

Se faccio un complimento al piccolo la prende subito sul personale (“eh sì, ora hai il figlio bravo, sarai finalmente contenta!”, piccolo stronzetto), al contempo non è che Alberto sia da meno, con le sue paturnie e la sua pseudo depressione romantica (ieri mi ha detto “sono triste perchè ho capito che non c’è un posto per me, nel mondo”. Sei anni, eh.).

Insomma, camminiamo sulle uova, e come faccio, sbaglio.

Spesso mi sento sola, lo ammetto, mi pare di essere l’unica ad avere figli “psicologicamente” così difficili.

So che non è così, solo si fa fatica a parlarne, non è che ci si presenta e si dice “ho un figlio che si sente scemo e fa di tutto per sembrarlo e uno che parla di morte e non senso della vita”, ma tant’è, questa è la situazione.

Un passo alla volta, anche se spesso la fatica e la stanchezza per aver a che fare con due esseri così complicati e difficili mi prostra.

Altre volte penso che sia una sfida davvero esaltante, ma non oggi, oggi vorrei solo buttarmi a letto e dormire una settimana intera senza pensieri, senza discussioni, senza che ogni mia parola venga psicanalizzata.

Oggi sono solo tanto, troppo stanca.

 

 

 

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14 Comments

  • Ciao Morna, grazie per condividere tutto questo. Un abbraccio virtuale da un’altra mamma molto stanca alle prese con un figlio impegnativo come i tuoi. A volte si vorrebbe solo poter staccare la spina per un po’ e RIPOSARE, soprattutto mentalmente (ma non è che una megadormita la schiferei, eh!).

    • Grazie cara, sì esatto, riposo mentale… magari!!!
      A volte penso che dopo tutto questo l’adolescenza sarà una passeggiata, altre che invece magari sarà pure peggio … ma allora scapperò dall’altra parte del mondo!

  • Cara Morna, mi dispiace moltissimo per il tuo stato d’animo di oggi. Ti sono vicino, se possibile, e ti capisco. Anche per me oggi non è una gran giornata. Il “veglioncino” carnevalesco di ieri ha messo in risalto tutta un serie di problemi di mio figlio che già conosciamo e che, nonostante innumerevoli sforzi, non riusciamo a capire come gestire nel modo corretto. Per questo, come ogni santo giorno da che sono mamma, mi sto mettendo in discussione senza successo e senza trovare una soluzione…..

  • Cara morna, qui siamo su una barca molto simile alla tua…. I problemi evidenziati fin da piccolo facevano supporre un disturbo di attenzione, ma la.valutazione uonpia ha evidenziato una situazione più complessoa: Q.i. molto alt con profilo disomogeneo, situazione a fine prima borderline per disgrafia (quindi da rivalutare), immaturità psicologica ed emotiva. Si naviga a vista, con la fortuna di un team docenti preparati (su alcune delle problematiche) e con tanta voglia di mettersi in gioco (su altre cose). Al tutto si aggiunge una sorellina sempre con il piede sull’acceleratore, che già nota alcuni aspetti lacunosi del fratello.
    Ogni giorno una sfida nuova….
    Dico a te quello che ha detto a me la maestra di manu: “non deve essere facile avere la sua testa e stare a scuola al.passo degli altri. Ha bisogno di volare alto. A noi.il compito di aiutarlo a trovare la giusta corrente ascensionale perchèpossa farlo”. Il come è domanda quotidiana……

    • Anche tu in una bella situazione! Che brave maestre! Ecco, le mie sono attente sulla disgrafia, ma pochissimo sul potenziale, una una volta mi ha detto “gli faremo verifiche più facili magari”. Ma come più facili?!!!!

      • Io sto approfondento il tema plusdotazione. Quanto meno per capire quale possa essere modo.migliore per aiutarlo. Qui la differenza è di 32 punti percentuali.
        Ho l’impressione che anche la piccola, in modo diverso, possa rientrare nel quadro apc.

        • E ne parlo poco per non passare per quella che si vanta del figlio “genio” (che poi genio non è… 😂). Se parli di dsa la gente inizia a capire qualcosa, sulla plusdotazione ti guardano con pcchi davvero straniti

          • se trovi qualcuno di preparato fammi sapere… qui, a dirla tutta, nemmeno la npi era adeguatamente informata, visto che ha calcolato il QI su un test che doveva essere non classificabile, visto lo scarto di cui sopra. Una psicologa che si occupa di apc mi ha detto che avrebbe dovuto fare una valutazione basata su altri fattori (mi ha pure spiegato , ma è arabo per me) e che QI basato sulla media non è assolutamente corretto. Ma vai a sapere!

  • Ciao Morna, ti avevo già scritto ai tempi della scoperta, essendo logopedista mi sentivo di doverti in qualche modo rincuorare e incoraggiare…da come descrivi tuo figlio, sembra come mio marito XD che non è mai stato diagnosticato, ma sono certo che sia quanto meno discalculico, disgrafico e dislessico (questo forse più lieve) ma con un QI decisamente sopra la media e delle capacità attentive peculiari (una cosa alla volta manco per sogno, due o 3 insieme una meraviglia: io dico disturbo dell’attenzione ma mai sofferto di ciò)…anche il suo atteggiamento a scuola e verso i compiti ricorda quello che mi ha raccontato, perciò almeno a grandi linee ti posso dire STAI SERENA XD. Mio marito non ha mai studiato, a sentir lui leggeva quel che gli interessava, ragionava e memorizzava in classe anche dormendo…mai ripetuto un anno, non ha voluto continuare l’università perché si “annoiava”, ma lavora tanto, e molto più di tanti laureati, che ormai il foglio di carta è quasi garanzia di non lavorare per un bel po’ o sottopagati….certamente come genitori è bene cercare di spronarlo, ma sicuramente non devi sentirti in colpa, né spingerlo a cambiare la sua natura….sfrutta i suoi punti forti e il suo orgoglio 😉
    E si, gli errori di ortografia NON si devono assolutamente considerare nella valutazione, non c’è bisogno di fare un compito diverso, se tuo figlio è in grado non si contano e basta…..se si valuta proprio qualcosa di ortografia bisogna allora passare alla risposta multipla piuttosto che aperta
    PS se vuoi chiedere qualunque cosa sono a tua disposizione

    • Grazie Giuditta, mi rasserena sempre sentire queste storie a lieto fine :-).
      Sulla valutazione delle prove allora dovrò parlare alle maestre, anche se confesso che mi scoccia, mi pare di essere uno di quei genitori che va a lamentarsi dei voti!

  • Ciao Morna
    Anche io ti capisco molto bene ho un bimbo di 10 anni valutato gifted in seconda elementare, non è mai facile quando pensi di aver trovato la strada giusta dopo qualche giorno devi ricominciare da capo, è una lotta quotidiana. Il prossimo anno andrà alle medie e sono un po’ preoccupata, il suo grande problema è la noia X lui fatto un argomento vorrebbe passare subito al successivo, ma sappiamo bene che non è così.
    Vedremo. Ti abbraccio forte!! Fabiana

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