I 5 flagelli delle mamme

Ovvero cosa ci fa sentire (o diventare) delle pessime mamme (dette anche mdm, a voi capire l’acronimo)

Sentirsi sempre in colpa

Sin dal test positivo, le mamme vengono assalite dai sensi di colpa: perché mangia male, perché mangia troppo o poco, perché lavora o non lavora. Se si arriva poi a perdere le staffe e a urlare basta, siamo all’autoflagellazione.

Ma il senso di colpa logora, è un circolo vizioso: se ci si circonda di negatività e ci si mortifica per ogni cosa, non si riuscirà più a vedere il buono, tutto quello che stiamo facendo.

Vale sempre il buon vecchio “se si può rimediare, facciamolo, se non si può, inutile dannarsi”.

Ci sentiamo in colpa perchè stiamo fuori casa tutto il giorno e i bimbi ce lo fanno pesare?

Possiamo/vogliamo ridurre l’orario? No?

E allora niente, inutile crucciarci.

Si possono usare bene le ore a disposizione (via tablet, via pc, niente cene che ci costringono a spadellare 3 ore, giusto quelle che abbiamo da dedicare loro…), possiamo prenderci un pomeriggio dal lavoro per fare una sorpresa, anche una sola ora di permesso a volte è sufficiente: una bella colazione tutti assieme la mattina, magari al bar con cappuccino e brioche.

Spezzare la routine di solito aiuta noi a sentirci meglio, mentre loro si rendono conto di quanto sia importante per noi il tempo passato assieme.

E come dicevo è un circolo vizioso: meno sensi di colpa ci faranno essere più serene e quindi ci porteranno ad usare il tempo nel migliore dei modi.

Annullarsi

Certo, i figli aiutano a dare un senso alla vita, senza dubbio, ma non sono l’unico: loro cresceranno e se ne andranno.

Quindi coltiviamo anche altro, che sia una carriera, un hobby o una passione.

Senza contare che senza passioni o interessi si rischia di essere nervose e irascibili, quindi tutto il tempo che si può dedicare ai figli, e che le mamme lavoratrici invidiano, rischia di diventare un tempo di … pessima qualità.

Siamo un esempio per i nostri bimbi, e l’entusiasmo, che sia per il lavoro, per la lettura o per il volontariato, è sempre un’ottima base.

Essere troppo assenti

Anche l’altro lato della medaglia non è vincente: dare tutto per la carriera e perdersi troppo dei figli rischia di essere un errore a cui non si potrà porre rimedio.

Come diceva qualcuno, in punto di morte si rimpiangerà il tempo non dedicato agli affetti, non certo quello passato al lavoro.

Io mi mangio le mani per aver ricominciato subito a lavorare con loro che non avevano nemmeno due mesi, tornassi indietro non lo farei mai, mi sono persa tanto, troppo e senza avere nulla in cambio. E purtroppo sono momenti che non torneranno.

Non sempre si può scegliere, ma quando si può, meglio ricordarsene.

Essere nervose

Chi lavora, spesso è così stanca da “sprecare” il poco tempo che si passa assieme con urla e sgridate continue.

Chi non lavora, spesso è così stanca da “sprecare” il molto tempo che si passa assieme con urla e sgridate continue.

Urlo chiama urlo, fateci caso: gridate voi e loro piangono, sbraitano, rispondono a tono o peggio, si mortificano.

Non è semplice, ma ci sono varie tecniche che possono aiutare: un bel respiro o 5 minuti di “ meditazione” e defatigamento prima di rientrare in casa o, se siete casalinghe, prima che rientrino loro.

Un bel libro che aiuti a controllarsi (qualche esempio qui), un corso di yoga o di fitboxe.

Io in questo sono fortunata, di mio sono piuttosto zen, almeno in casa, nulla mi scompone né mi agita.

Ci sono però le giornate NO, e quando parte male, finisce peggio.

Il carico mentale che genera ansia

Nulla come pensare alle mille cose da fare ci rende nervose (vedi punto precedente) e ansiose, tanto da rovinare il tempo che passiamo con i bambini.

La soluzione non è così complicata: se si delega, va delegato TUTTO, e non solo il “compitino” finale.

Ad esempio, se si decide che sarà il papà ad andare dal pediatra, si delega tutta la faccenda, quindi dall’appuntamento alla farmacia per prendere eventuali farmaci. Fare tutto noi per mandare solo il messaggio “appuntamento domani alle 18” non ci solleverà gran che, visto che dobbiamo prendere l’appuntamento, comunicarlo, magari pure ricordarlo un’ora prima. Tutto questo continua a frullarci nella testa e non si libera spazio vitale per … respirare.

Se proprio tocca tutto a noi, dividiamo gli impegni su più giorni e programmiamo il più possibile: anche solo scrivere in anticipo cosa preparare a cena aiuta a svuotare un po’ il carico mentale.

La seconda regola è… fare subito: qualche giorno fa ho avuto una giornata infernale. Dovevo risolvere diversi casini al lavoro, fissare una visita dal veterniario (e andarci) andare a comprare penne e quaderni, chiamare la banca per fissare un appuntamento, chiamare il caldaista e l’idraulico.

Mentre andavo al lavoro continuavo a ripetermi l’elenco e stavo andando in iperventilazione da “non ce la farò mai”, allora ho messo un bel cd di canzoni canterine e non ci ho più pensato.

Appena arrivata in ufficio, in 5 minuti ho fissato tutti gli appuntamenti. Una volta segnati sull’agenda facevano molta meno “paura” che mentre mi giravano in testa cercando di filarsela facendomi dimenticare tutto.

 

 

 

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