Come crescere figli in un mondo pieno di disparità

parità dei sessi

Questa mattina ho affrontato un tema molto personale sulla pagina Facebook del blog: cosa fare quando una bambina viene importunata dai compagni maschi? Quando ero piccola, ero la preda preferita dei miei compagni: alta, sviluppata molto presto, mi alzavano la gonna, mi toccavano, mi schernivano e mi umiliavano. Ho sempre subito in silenzio, incolpandomi del fatto che avessi, io stessa, un atteggiamento da donna che per forza di cose doveva attirare le loro attenzioni. Insomma, in qualche modo mi dicevo che me lo meritavo.

E se mi meritassi quello che mi fanno?

Successivamente, quando ero alle medie, la cosa non era cambiata: a 12 anni ero la più alta, la più sviluppata, con le sembianze di una donna più che di una bambina che si appresta ad entrare nell’adolescenza. L’estate tra la prima e la seconda media l’ho passata in un centro estivo organizzato dalla parrocchia, legato all’oratorio. Un giorno, un’educatrice disse a mia mamma che sarebbe stato meglio se non avessi indossato t-shirt bianche (le classiche fruit… ricordate?) perché si vedeva il reggiseno.

Mia madre me lo disse, dicendomi anche che era ingiusto e che non era colpa mia, e che dovevo fare come mi sentivo. Ogni volta che parlavo con un maschio (inutile dire che mi ronzavano tutti intorno, non perché fossi particolarmente bella, ma perché ero donna, e i maschi erano attirati), venivo richiamata e umiliata davanti a tutti, cosa che non accadeva alle mie amiche.

Capii che la colpa non era mia, ma della società che giustifica sempre certi comportamenti (18enni che fanno la corte alle 12enni, 12enni che toccano il sedere alle coetanee, che fanno battute sulle tette, che usano un linguaggio sconcio, 8enni che alzano la gonna e chiedono di mostrare questo e quello). Imparai comunque a comportarmi in maniera sempre più distaccata coi maschi, perché non si pensasse che davo seguito alle loro attenzioni. Iniziai ad essere « snob ».

Quando diventi mamma capisci che le cose devono cambiare, per loro

Poi sono diventata mamma, di due bambine. La mia gioia più grande, dentro di me sognavo di poter crescere due donne forti e indipendenti, ed è così che spero che vada.

Al secondo anno di materna, mia figlia mi ha raccontato di essere stata messa al muro più volte da un bambino che voleva a tutti i costi baciarla.
Al primo anno di elementari, mi ha raccontato che in bus, sul tragitto per la scuola, un suo compagno le chiedeva di fargli vedere la zezette (traducibile con la patatina), minacciandola che, se non lo faceva, sarebbe andato a dire alla maestra che invece l’aveva fatto.
Oggi, in terza elementare, mi racconta che i compagni le strizzano il petto, già evidente rispetto a quello delle sue compagne.

Per un attimo, ogni volta, nella mia testa ho pensato: e se avesse una parte di colpa? E se lei, col suo modo di fare, il suo casino, la sua esuberanza, si fosse messa da sola in questa situazione?

Una violenza, di qualsiasi tipo, non va MAI giustificata

Mi sono sentita male solo per averlo pensato. Un po’ come « eh ma certo, era una drogata, per forza l’hanno violentata in dieci ». « Eh ma per forza, hai visto come si veste? ». « Se indossa i jeans come può aver subito uno stupro? ». « Ok il marito la picchia, ma lei mandava messaggi ad un altro ». « Una che si veste così, è sicuramente una troia ». E via dicendo.

Perché? Perché la società continua a giustificare gesti ingiustificabili? Perché troviamo sempre una spiegazione anche se c’è una vittima? Perché la donna non ha mai ragione? Perché se la donna tradisce è una troia, se cambia fidanzato è una troia, se fa sesso precoce è una troia, ma se queste cose le fa un uomo è un bastardo o, spesso e volentieri, un ganzo?

In quanto madre di figlie femmine, sto cercando di insegnare loro che devono esigere rispetto SEMPRE, quanto darne. Cerco di guidare il padre nel suo comportamento con me e con loro perché abbiano un punto di riferimento preciso, proprio come l’ho avuto io. Cerco di parlare con loro perché conoscano certi atteggiamenti e sappiano gestirli. Cerco di inculcare nelle loro teste che in nessun caso dovranno essere umiliate da chicchessia.

So che le madri di maschi hanno un compito ancora più arduo, perché se essere madre di una potenziale vittima è difficile, lo è altrettanto l’idea di poter essere madre di potenziali carnefici. E so anche che non è tutto nelle vostre (nostre) mani, perché la società non aiuta per niente.

Dobbiamo lottare per regalare un mondo più paritario ai nostri figli

Dovremmo lottare per questo. Dovremmo lottare perché nelle scuole venga insegnata la parità dei sessi, intesa come rispetto reciproco. Dovremmo lottare perché i media modificassero i loro maledetti messaggi. Dovremmo insorgere ogni volta che viene trattato uno stupro o l’omicidio di una donna cercando una giustificazione perché una giustificazione NON C’È MAI.
Dovremmo insegnare ai nostri figli che l’apparenza non è ciò che conta, mai. Tantomeno a scuola, sul lavoro, nelle amicizie.

È un lavoro difficile, ma dobbiamo farlo. Dobbiamo crescere una generazione migliore, altrimenti che siamo diventati genitori a fare?

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9 Comments

    • Le ho detto che nessuno mai deve provarsi a toccarla se non vuole o a farle fare cose che non vuole, maschi, femmine, poco importa. Non è la prima volta quindi il discorso è sempre lo stesso. Le ho detto che deve liberarsi e denunciare, sempre.

  • Ciao Anya,
    ho letto il tuo post di facebook e sono rimasta malissimo per la cattiveria che ha subito tua figlia.
    Alle elementari anche a me tiravano su la gonna (e non certo perchè ero sviluppata o “donna”…tutt’ora sono piccolina e con poco seno!). Un giorno mi sono stancata e ho tirato giù i pantaloni al mio compagno di classe. Inutile dire che la maestra ha fatto chiamare mia mamma per quello che avevo fatto (mia mamma mi ha dato ragione), ma da quel giorno in classe mi hanno lasciato stare.
    Non so se possa valere lo stesso per tua figlia, ma perchè non raccontarle quello che ho fatto io?
    Ho due figli maschi e gli ho già raccontato questo episodio. Hanno capito benissimo che trovarsi con i pantaloni calati (o la gonna alzata, cambia poco) è umiliante e non credo (purtroppo la certezza non posso averla) che faranno lo stesso a qualche bimba.
    Spero con tutto il cuore che tua figlia trovi il modo di difendersi.

  • Ciao Anya anche io vorrei sapere cosa hai risposto alla tua bambina per confrontarmi. Purtroppo quello della parità e del rispetto è un discorso che sento molto mio. Anche io ho due bambine di 4 e 6 anni e come te cerco di spiegare loro che devono esigere e dare rispetto, che devono imparare a difendersi e a non lasciarsi intimorire. Cerco anche di insegnare loro che la bellezza e la vanità non devono essere il centro del mondo. Tante parole. Spero che sappiamo farne tesoro. Avere un confronto su questo tema sarebbe importante. Anche su Instagram. Grazie.

    • Lo dicevo un po’ più su. Purtroppo Penelope ha iniziato al secondo anno di materna ad essere vittima di piccole violenze maschili (un bambino la bloccava al muro in cortile per baciarla, mentre a Panama in prima uno pretendeva che gliela facesse vedere, altrimenti andava a dirlo alla maestra… a dirle che gliel’aveva fatta vedere di sua sponte), sicuramente ci sono bambine che per qualche motivo attirano di più questo genere di “scherzi” (come lo ero io, sua sorella invece zero), perciò ne parliamo già da tempo. Ho ribadito che nessuno, a prescindere dal sesso (perché ha pure l’amica eh, che la morde, le tira i capelli, la tratta male…) può farle cose che non vuole, tantomeno toccarla. Le ho detto che si deve difendere come può, onestamente che tiri indietro un calcio nelle palle se le toccano il seno a me non dispiace, umiliazione per umiliazione. Quando l’amica la morde, le consiglio di cambiare amica… quando un maschio la blocca in cortile, so che non ha scelta, se non di provare a liberarsi.
      Speriamo bene.

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