Ieri mi sono svegliata alle 5, dopo una notte pressoché insonne per l’agitazione.
Sono corsa in ufficio, ho finito un atto, mi sono fatta 200 km in auto, sono andata in carcere a cercare di tirar fuori dai casini un padre di famiglia, ho rifatto 200 km, sono tornata in ufficio, ho lavorato fino alle 19.30 ad altri casini, son tornata a casa dai bimbi ipereccitati perchè non mi vedevano dal giorno prima.
Non avevo neanche la forza di parlare ma “mamma guarda, mamma vieni, mamma ti leggo la poesia, mamma guarda la verifica”.
Anna si chiedeva se la stanchezza di una mamma è relativa, e sì, la stanchezza per forza è relativa.
E’ anche normale e umano, per chi ha vite così incasinate, essere straniti di fronte ai lamenti altrui, lamenti che, dal nostro punto di vista, non hanno alcun senso.
A
me ad esempio ieri è arrivato un messaggio di un’amica su una chat watshapp che diceva che non era riuscita a leggere i precedenti messaggi perché aveva avuto una giornata infernale: ha dovuto lavorare due ore in più, finire alle 16 anziché alle 14 e di sfiga si è pure malato il figlio e doveva correre dalla pediatra “scusate ma sono distrutta!!”.
Lì per lì ho pensato “ma porc$%&&&####!!!”.
Ho pensato che se si lamentava lei, cosa dovevo fare io?
Ho pensato che non poteva capire cosa significhi vivere giornate simili (e per fortuna non sono la norma neanche per me!), non poteva capire quanta fatica comporti avere la responsabilità della vita delle persone, avere a che fare tutto il giorno con i problemi altrui, con bimbi che rischiano di finire in istituto o con donne che rischiano di essere fatte fuori.
Ma poi mi sono ricordata quando, tempo fa, ho letto lo sfogo di una mamma con un figlio disabile che diceva “quanto vorrei essere stanca per il lavoro, essere, per una volta, libera di uscire da qui”.
E mi sono vergognata perché lei è, senza dubbio, più stanca di me.
Più di lei lo è la mamma di due figli disabili.
Più di me lo è anche chi, oltre alle responsabilità, ha anche figli che non dormono: in fondo io alle 22 ero a letto.
Più di me lo è la cardiochirurga reperibile di notte.
La verità è che viviamo la nostra vita, e non sappiamo niente di come sia vivere una vita diversa, nel bene e nel male.
E’ semplicemente impossibile essere nella vita di un’altra persona, capire davvero cosa prova.
Mi sono vergognata per un istante, poi ho pensato che allora dovremmo starcene sempre tutte zitte, perché, fino a prova contraria, c’è sempre chi sta peggio.
E no, non è giusto.
Io sono per il diritto sacrosanto alla lamentela, tutte abbiamo il diritto di dire al mondo che siamo a pezzi.
Quello che a volte (sempre?) ci manca è la considerazione.
Il riconoscimento dei nostri sforzi, delle nostre fatiche, della nostra stanchezza.
Non so se esiste un “più stanca“, forse sì, visto che io oggi non riesco quasi a reggermi in piedi e penso a quello che mi aspetta anche oggi, anche domani, e avanti così.
Ma è la mia vita, me la sono scelta, e in fondo ne sono fiera.
C’è chi è più portato a pensare “ma sì, in fondo sono fortunata”, chi invece vede solo il proprio orticello.
C’è chi è più portato a riconoscere gli altri, a farli sentire importanti, e chi pensa di essere l’unica persona sulla faccia della terra.
Io so che a vote continueranno a girarmi gli zebedei di fronte a lamentele che reputo insensate.
Ma è solo perché anche io, come tutti, com’è ovvio, vedo le cose con i miei occhi e dimentico che sono, appunto i MIEI.
Quindi, mamme che state peggio, me ne scuso, ma, ogni tanto, mi lamento.
Mamme che state meglio di me, fottetevene e lamentatevi, quando vi serve.
E quando è possibile, piuttosto, aiutiamoci.
Ieri ero, tra l’altro, senza baby sitter e avrei dovuto lasciare i bimbi da soli: una mamma mi ha ritirato i figli a scuola, un’altra ha invitato Alberto a stare da loro: mi hanno salvato la giornata.
Mio marito mi ha fatto la cena, i bimbi mi hanno comprato le patatine per farmi fare l’aperitivo al mio rientro.
Questo ci serve: lamentarci, ogni tanto, ma soprattutto essere viste.
Brava…. è proprio essere viste che a volte ci manca. Io sono a casa, è stata una specie di scelta (cioè, ero rimasta disoccupata e sono rimasta incinta, dopo molti anni… quindi ho scelto di non mettermi a cercare un lavoro ma stare a casa e aspettare).
Eppure anche io a volte sono stanca. Perché comunque devo gestire mia figlia di due anni tutto il giorno, inventare mille cose, giocare col pongo, fare disegni, cantare, stare dietro alla casa con lei sempre con me.
L’ho scelto e mi piace, ma non ho mai una pausa, e lei dorme anche poco e quindi anche io sono…reperibile!
E sentire mio marito dire che è stanco a volte mi manda al manicomio.
Ne ha diritto, ma ne avrei diritto anche io.
I turni in qualche acciaieria saranno sicuramente peggio, ma a volte mi basterebbe un grazie, un brava che hai fatto questo, una considerazione…. Invece ciao, è tutto scontato.
Insomma hai ragione, ci sono sempre persone messe tragicamente peggio, ma ognuno ha i suoi filtri e ognuno ha il diritto di sbuffare e brontolare. Poi si prende fiato e ci si rimette all’opera.
Essere viste….. Sì, ecco cosa manca..