La prima notte soli fuori casa

Alessandro quest’anno è in quinta elementare e per la prima volta la gita scolastica prevedeva una notte fuori casa: lo so che in molte scuole questo passo si fa molto prima, ma da noi no, e a dire il vero per la mia esperienza va bene così.

Lui infatti non ha mai voluto passare una notte fuori casa senza di noi (nonni esclusi): ci avevo provato con centri estivi fichissimi che prevedevano qualche notte nei rifugi, ad esempio, o ad un raduno sportivo, ma niente da fare, si è sempre opposto e non ho mai voluto forzarlo.

Ma quest’anno evidentemente era pronto, perchè non stava nella pelle.

Ma ci credete che non eravamo pronti noi?

La cosa mi ha sorpreso, perchè i miei figli sono rimasti a dormire dai nonni prestissimo, prima dell’anno.

Un po’ perchè viviamo in città diverse e non ci si vede così sesso, un po’ perchè spesso l’unico modo di sopravvivere ai malanni dei primi tre anni era, ahimè, lasciarli da loro qualche giorno.

Loro andavano volentieri, io non ne facevo un dramma: certo mi mancavano, ma a dire il vero era anche un grande sollievo. Poter lavorare in santa pace, tornare la sera e poter ordinare da asporto svenendo sul divano, guardare un film o 8 puntate di una serie perchè tanto la mattina potevo dormire un po’ di più perchè tanto dovevo preparare… solo me.

Poi le occasioni delle notti dai nonni sono via via diminuite, un po’ perchè si ammalavano meno, un po’ perchè non ne avevano più voglia e volevano stare a casa loro (io non li ho mai forzati, se andavano volentieri bene, altrimenti mi arrangiavo, ovviamente), infine perchè hanno iniziato la scuola e … la pacchia è finita.

Sì perchè, lo ammetto, i primi tempi ho rimpianto quelle serate da soli.

Ma poi sono cresciuti, e no, non ho più sentito l’esigenza di quelle ore di libertà.

Stiamo bene noi 4, e mi rendo sempre più conto di quanto poco tempo avrò ancora per godermeli davvero: Alessandro ha 10 anni e l’età delle uscite serali da solo non sono poi così lontane.

Eppure, nonostante fossimo “abituati”, saperlo fuori casa senza di noi, senza possibilità di sentirci al telefono, senza sapere cosa stava facendo, se era tranquillo o meno… è stato destabilizzante.

Mentre preparavo la valigia avevo un po’ il magone: tre mutande che non si sa mai (cosa farà il pargolo se gli viene il mal di pancia???), merendine varie perchè se poi ha fame? , pigiama, anche se non lo mette mai, perchè mica può girare in mutande… e guardavo quella borse decisamente troppo grande per una gita di due giorni, ma non sapevo togliere nulla, e mi ci sarei infilata pure io a dire il vero.

Anche il Padre era in ansia, e non solo noi, un po’ tutti i genitori erano straniti.

Prima facevamo i fighi, ma state va di più, ma andate via una settimana, poi invece ci saremmo messi tutti in macchina per seguirli di nascosto.

Mentre noi eravamo a casa pensando a loro ogni istante, loro ovviamente si sono divertiti come i pazzi.

Ale è andato a dormire alle 4 di mattina, hanno giocato a carte, si sono divertiti come i matti.

E credo che l’idea delle maestre, di fare la gita a inizio anno, sia stata vincente: si sono uniti ancora di più e così hanno un anno intero per godersi questo legame: a fine anno, con le medie ad attenderli (e a dividerli) forse avrebbe avuto meno senso.

Non so se ci sia un‘età giusta per la prima notte fuori casa: ognuno è diverso, per il mio l’età giusta è stata questa, 10 anni.

In ogni caso è un passo importante e sarà sempre un piccolo colpo al cuore per una mamma e un papà.

Per lui invece sarà il primo di una lunga serie, ne sono certa e lo spero, perchè io ho bellissimi ricordi delle notti passate in campeggio, a campi estivi o dalle amiche.

Certo che se mi prende l’ansia per la gita, cosa farò quando inizierà ad uscire in auto o motorino la sera??

 

 

 

 

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