Ruoli invertiti: come insegnare ai nostri figli la parità di genere

Insegnare la parità ai figli

Vi racconto una storia di parità di genere. Ho conosciuto mio marito nel 2006 e sono andata a vivere da lui dopo un’esperienza all’estero. Nessuno dei due aveva mai vissuto da solo, prima, lui aveva appena comprato casa, aveva 31 anni e io 24. Ero neolaureata, avevo lasciato il lavoro di giornalista per trasferirmi a Milano e non sapevo fare NIENTE. Esattamente come lui. Nessuno dei due aveva praticamente mai fatto niente in casa: le nostre mamme sono sempre state casalinghe e al massimo ci rifacevamo il letto e tenevamo in ordine la camera.

Sua mamma è molto, molto, molto ordinata. La mia ha sempre fatto il minimo per avere una casa decente, pulita, ma senza alcuna mania.

I primi tempi io cercavo lavoro e non facevo niente: stavo in casa tutto il giorno a mandare cv, magari facevo la spesa, due lavatrici, stop. Non sapevo cucinare, né fare nient’altro. Proprio come lui. Lui faceva il grosso, pur lavorando tutto il giorno, perché ci teneva. Io, onestamente, no. Piano piano ho capito che avrei dovuto anch’io darmi da fare, ho iniziato a pulire il bagno, a stirare in qualche modo, a cucinare, a riordinare. Insomma, un minimo, visto che vivevo da lui pure a scrocco. Poi ho iniziato a lavorare e abbiamo trovato i nostri equilibri, abbiamo preso un aiuto una volta a settimana, ma lui è sempre rimasto quello che in casa faceva di più.

Sono passati più di dodici anni da quel periodo: abbiamo traslocato 3 volte e avuto due figlie. Lui fa sempre lo stesso lavoro, io ho cambiato innumerevoli aziende. Oggi io ho due lavori, quello a tempo pieno in azienda, quello del blog, tra aggiornamenti, post, social, collaborazioni, che mi porta via alcune serate e qualche weekend.

Ieri ho raccontato a una mia collega che per Natale gli ho regalato il Roomba e il Braava. Mi ha chiesto se mio marito lavorasse.

Perché una donna che lavora deve anche pulire casa, un uomo che pulisce casa non può avere il tempo anche per lavorare!

Martedì sera siamo tornati da Amsterdam, dove abbiamo trascorso il Natale. Tornati a casa ha aperto i suoi regali, che ha trovato magnifici: lo scopo è che passi meno tempo dietro ai pavimenti, con un occhio alla tecnologia che lui adora. Dubito che questo gli impedirà comunque di pulire 🙂 ma il regalo l’ha divertito e ha apprezzato l’intento.

Il giorno dopo io sono andata a lavorare. Lui è stato a casa con le bambine. Ha disfatto le valigie, fatto le lavatrici, messo a posto, fatto la spesa con loro, è andato dal parrucchiere con loro e a comprare le mutande e le scarpe per loro.

Quando sono tornata la sera, dopo l’ufficio, mi sono infilata in bagno, dove sono rimasta almeno un’ora e mezzo. Nel frattempo lui cucinava. Dopo cena io ho tolto due cose dal tavolo e mi sono messa sul divano: ho un disturbo dalla vigilia e sono a pezzi. Lui ha finito la cucina e si è messo a stirare mentre guardavamo un film.

Ieri io sono andata di nuovo a lavorare, lui è stato ancora con le bambine. Ha pulito casa con l’aiuto del suo nuovo amico, poi sono venuti a pranzo da me e dopo sono andati a fare delle commissioni. Più tardi le ha portate al cinema, preparando prima la cena, mentre io sono stata a casa sul divano a non fare niente.

Molte delle persone che seguono 50 sfumature di mamma troveranno tutto questo normale: normale che un padre si comporti esattamente come una madre. Ognuno ha i suoi equilibri e le proprie abitudini.

Eppure… eppure quanti padri si occupano dei figli esattamente come fa una madre? Quanti, soprattutto, ritengono di rischiare di perdere la loro mascolinità facendo certe cose, o di non essere adatti a farne altre (comprare le scarpe, fare il bagno, andare in giro con due figli, dare delle medicine e via dicendo)?

Quando l’ho conosciuto, tutto questo non potevo saperlo. Ma mi sono sempre imposta. Ci sono cose di cui mi occupo io (senza dimenticarsi che per due anni lui è stato in un altro continente e sono sopravvissuta, con la casa pure in ordine e pulita!), ma ci sono altre di cui deve occuparsi lui. E altre di cui ci occupiamo entrambi allo stesso modo senza alcuna differenza, soprattutto riguardo i figli.

Sapete cos’è più difficile? Non sentirsi in obbligo di.

Non sentirsi in obbligo di fare tutto perché non si lavora.

Non sentirsi in obbligo perché si è donne.

Non sentirsi in obbligo perché si guadagna meno.

Non sentirsi in obbligo per niente, perché in una casa si vive in due, perché i figli si fanno in due.

Perché se è vero che una donna che non lavora ha più tempo (coi figli a scuola) per occuparsi della casa e delle commissioni rispetto a un compagno che lavora full time, è anche vero che i figli imparano da ciò che vedono in casa e che non dobbiamo dare niente per scontato. Non dobbiamo far passare il messaggio che siccome il papà lavora, o lavora di più, o guadagna di più, o è uomo, allora è esentato da determinate cose.

Lui dice sempre alle sue figlie: poveraccio quello che vi prenderà, perché avrà me come paragone. (ovviamente lo dice ridendo, prima che parta la polemica)

Io invece sono fiduciosa, e so che ci saranno sempre più papà così, e che sempre più bambini troveranno normale vedere il papà che lascia la mamma riposarsi e si occupa delle pulizie o delle commissioni.

Ci voglio credere, perché questo è il solo modo per avere un mondo più paritario. Quello che non abbiamo avuto noi.

PS L’altro giorno mia figlia mi ha chiesto: mamma, ma perché i presidi sono tutti maschi? Già, perché…

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7 Comments

  • A me leggere il tuo post fa venire il magone. Mio marito è l’opposto. È super disordinato, non ha mai le mie priorità e la maggior parte delle faccende domestiche e dell’accudimento di nostro figlio spetta a me. Lavoriamo entrambi. Ho litigato allo sfinimento, le imposizioni non funzionano. Lui è fatto così. È una battaglia persa…. penso davvero che tu sia una donna fortunata.

    • Non so, io ero molto più disordinata e pigra quando ci siamo conosciuti. Certe cose proprio non rientravano nei miei piani (non parlo solo della pulizia e dell’ordine, ma anche di questioni burocratiche o altro), ma sono cambiata per quieto vivere e perché lo rispetto e non mi sembra nemmeno giusto che faccia tutto lui. Come io pretendo che si occupi dei figli tanto quanto me, è giusto che io faccia la mia parte in altre cose. È fortunato un uomo che ha accanto una donna che sa gestire scadenze, bollette, mutui, cambiare una lampadina, aggiustare qualcosa, installare la tv nuova, litigare alle assemblee e via dicendo? Non penso 🙂

    • Questione di.volontà… perché se lavori, stai malata o altro lui non fa niente? Non vorrei mai una persona così bella mia vita, quindi non è essere fortunate, è spiegare bene come si è dall’inizio

  • Purtroppo fino che si.continuerà a leggere “non posso farci niente è fatto così” le cose cambieranno poco. Bisogna semplicemente smettere di cercare giustificazioni a certi comportamenti

  • No, non siamo donne fortunate. Semplicemente lungimiranti. Io a 16 anni, come a 20 e come a 25 non lo volevo un uomo-padrone, pretenzioso di avere la serva e che desse per scontato che pulizie, cucina e figli fossero compito della donna. Quei pochi uomini che hanno provato a prevaricare sono state linciati e mollati in meno di 2 mesi. Fate caso a come tratta la propria madre, il vaso di Pandora è lì.. Sono tutti a tavola a mangiare e lui chiede a sua madre di andargli a prendere l’acqua in ripostiglio? LASCIATELO.

    Risultato: ho 30 anni e mio marito fa quasi quanto me in casa, dico quasi perchè su alcune cose semplicemente gli manca l’imput di pensarci da solo ma una volta che glielo faccio notare lo fa.
    Non siamo fortunate, basta con queste stupidaggini. Ognuno ha al proprio fianco chi sceglie di avere al proprio fianco, per amore si può e si deve cambiare (come scrive Anya, nel senso che ci si adatta per rispetto e per dividersi i compiti).

  • Cara Anya, bellissimo articolo…. Siamo sempre di più le coppie con ruoli pari, più che invertiti… e io ho la fortuna di avere due figli maschi che spero sapranno come comportarsi con le sue compagne (e ho anche una femmina). Noi lavoriamo insieme, gestiamo una piccola azienda online di traduzioni. Il business è iniziato come solo mio, lui faceva altro… poi, con i tre bambini, e infortuni vari che lui ha avuto, si è messo a lavorare insieme a me. Abbiamo fatto crescere il business e ognuno ha il suo ruolo, dentro la famiglia e dentro il business. Quando uno è più impegnato con le traduzioni, l’altro cucina, fa la spesa, porta i bambini ai medici (come oggi ha fatto proprio mio marito). A volte ci guardano storto, a volte gli amici fanno scherzi scemi… ma credo piano piano saranno sempre di più i mariti come Lorentz e il mio Pablo… 🙂
    Abbraccio dall’Argentina!

    • Carissima, ce ne fossero come voi! Immagino che in Argentina sia ancora più complicato far passare il messaggio (già in certe zone d’Italia o di Francia…), ma ce la faremo!!

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