La solidarietà femminile esiste?
Dicono di no.
Ognuna di noi ha le sue esperienze, ma credo che se la solidarietà femminile esiste, beh quel momento sia la gravidanza. Il problema vero è che dura 9 mesi e lascia spazio poi alla gara tra mamme che dura una vita.
Quando abbiamo il pancione, soprattutto se si tratta del primo figlio, cerchiamo pancioni come avessimo il radar, li intercettiamo, sorridiamo a chi ne porta uno che sia più o meno grande, ci sentiamo come allo specchio, sappiamo che lei ha un bimbo in grembo come noi e sì, può capirci.
Lei sa cosa stiamo provando.
Lei sa quanta attenzione cerchiamo di avere in ciò che facciamo, che mangiamo, che prepariamo, tutto perché il nostro bambino stia bene e si senta amato.
Lei sa quanto amore sentiamo dentro e quanti timori e dubbi ci attanagliano.
Lei sa.
Lei ci capisce.
Non come le amiche che figli non ne hanno avuti ancora.
Non come le suocere o le mamme che non si ricordano più, non come le colleghe a cui sembri dare improvvisamente fastidio, non come il capo che da che ha saputo che sei incinta non ti rivolge praticamente più la parola.
Non come i papà che, si sa, diventano padri, se va bene, quando un figlio lo tengono in braccio, difficilmente prima.
Allo spesso inutile corso pre parto siamo felici di essere tutte appanzate e ci sentiamo comprese.
Pendiamo tutte stupidamente insieme dalle labbra delle ostetriche, anche quando sparano cazzate grosse quanto la panza che portiamo e il culo che ci è venuto.
Ci sentiamo tutte unite da quel filo che è la vita che portiamo in grembo e grate a chi ci sta dando (o dovrebbe darci) aiuto.
Ci scambiano numeri di telefono, ci sentiamo per sapere come va, quanto manca, se è nato…
Poi si partorisce.
E con il parto comincia la gara.
Non si capisce come, ma con la placenta e con il bambino si espelle anche il senso di unione.
E la solidarietà femminile esiste ancora?
No, troppo spesso, dal parto non esiste più.
Ora, ora che dovrebbe essere più forte, ora che non siamo più sole, ma allo stesso tempo lo siamo di più, ora che tanto ci servirebbe una mano, una parola di conforto, un aiuto, uno scambio di opinioni, ora che nessuno se non chi ha partorito può capirci, siamo in gara.
Cesareo o naturale?
Quante ore di travaglio?
E epidurale o hai preferito soffrire?
Allatti?
E quanto?
E perché no?
E quanto pesa il tuo bambino?
E la tua pancia è ancora grossa?
E così, col tempo, la gara non fa altro che inasprirsi, perché i temi diventano sempre di più, le domande che ci facciamo pure, le reazioni dei figli ci legittimano nella convinzione di essere strafighe o pessime e così via.
Eppure la neomamma sa.
Lei sa cosa stiamo provando.
Lei sa quanta attenzione cerchiamo di avere in tutto perché il nostro bambino stia bene e si senta amato.
Lei sa quanto amore sentiamo dentro e quanti timori e dubbi ci attanagliano.
Lei sa.
Lei ci capisce.
Solo che forse è un po’ vero che col parto diventiamo più stupide.