Papà e mamma saranno mai interscambiabili? E noi mamme lo vogliamo davvero?

Abbiamo fatto passi da gigante, fronte parità.

Mio papà, e si parla di 40 anni fa, si vergognava a spingere una carrozzina, ed era impensabile che si mettesse a cambiare pannolini.

Era altrettanto escluso che si mettesse a cucinare lui per tutti.

Ora tutto questo è assolutamente scontato e normale.

Quasi tutte le mamme sanno di poter uscire e lasciare i figli al papà senza problemi, come pure quasi  tutti i papà sono autosufficienti e possono cucinare per se stessi e per i figli.

Trovo in realtà offensivo dire “quasi tutti” perchè mi sembra davvero il minimo dei minimi e fatico a concepire che nel 2019 qualche uomo sia ancora incapace di  autosfamarsi senza scendere in rosticceria o andare dalla mamma, ma visto che mi si racconta che certe mogli lasciano la cena pronta se devono uscire, mi rassegno al fatto che qualcuno sia ancora così.

Ma, sono certa, sono in via di estinzione.

Se sulla cura quotidiana, insomma, abbiamo fatto davvero passi da gigante, su tanti altri aspetti siamo anni luce.

Perché un papà che lavora lontano da casa e rientra nel week end, o anche meno, non fa scalpore, mentre se è una mamma tutti strabuzzano gli occhi.

Perché ad un papà che va dalla pediatra con i figli si fanno i complimenti, come avesse affrontato chissà quale Drago.

Perché un papà al ristorante da solo con la figlia viene filmato e messo su youtube.

Perché un casalingo muove più curiosità di un leone albino.

Ma quello che mi e vi chiedo è: voi, mamme, la volete davvero la parità totale?

Voi, mamme,  andreste a lavorare a 1000 km da casa per tornare due volte al mese?

Sareste soddisfatte a lavorare 12 ore al giorno, per tornare alle 21 e trovare il marito che ha pulito rassettato, la cena in caldo,  e i figli in pigiama pronti per andare a dormire, con voi che vi buttate sul divano dicendo di essere stanche (perdonate lo steriotipaccio del padre lavoratore, ma tanti sono ancora così eh).

Io personalmente no, non ce la farei.

O meglio, mi andrebbe benissimo il marito casalingo eh, quello che non mi andrebbe bene è vedere i figli su skype o mezz’ora la sera.

Le differenze di genere esistono, e forse, e dico forse, siamo diversi “dentro”, nel DNA,  nei geni.

Non mi risulta che mio marito abbia mai pianto per avere un lavoro full time, io sì, ho pianto diverse diverse volte.

Non mi risulta che lui si batta per il telelavoro, io sì, lo faccio.

Forse aver creato le loro cellule una dopo l’altra, o anche solo averle create nel pensiero per chi è mamma di cuore, ci rende diverse?

Perchè i miei figli si lamentano con me per il fatto che lavoro tutto il giorno, e non lo dicono al papà?

Questione culturale, certo, vedono tante altre mamme a casa e pochi papà, però quando io rispondo loro “e perchè non lo dici al papà?” mi rispondono

“perchè tu sei la mamma, sei morbida e ci abbracci tanto” (il papà è forse più affettuoso di me eh)

Perchè se hanno un incubo chiamano “mammaaaaaa!”?

Perchè se stanno male chiamano “mammaaaaa!”?

Perchè se cadono corrono tra le braccia della mamma?

Non so se sia solo una questione culturale, può darsi, è probabile che lo sia, ma io non sarei mica tanto felice se mio figlio venisse di notte e dicesse “papà, sto male abbracciami”.

La verità è che sono i papà che dovrebbero incazzarsi, sono loro che dovrebbero lottare per essere a casa prima, per sentirsi invocare dai figli, per esserci di più, per essere più importanti.

Io, in sincerità, non voglio certo fare cambio.

Lottate voi, uomini, io i miei sforzi preferisco metterli per ottenere orari più umani, per maggiori aiuti, per una conciliazione vera, non per poter lavorare di più.

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6 Comments

  • Io si la voglio. La voglio la parità. Sarei disposta a lavorare lontano si? A lavorare 12 ore al giorno, lo faccio già. Anche se la parità non significa questo. Ma significa pari incombenze per tutti, che mamma abbia voglia di tornare a casa presto così come ne abbia voglia papà. Perché parità significa che io possa lavorare senza che nessuno mi chieda continuamente dove ho lasciato i bimbi, significa che un papà possa uscire dal lavoro ad un orario umano senza sembrare uno sfaticato. Dobbiamo crederci noi per prime, e lottare per questa parità anche per conto degli uomini, perché se non ci crediamo noi non ci crederanno nemmeno loro. Perché se non ci crediamo noi non ci crederanno nemmeno i nostri figli. Perché no, non è vero che sono in via d’estinzione questi uomini incapaci di gestirsi e gestire i figli, e purtroppo la colpa è ancora per la maggior parte di quelle donne che si sobbarcano ogni onere senza aprire bocca, magari lavorando anche fuori casa, e continuano a giustificare questi uomini viziati perché “poverino non lo sa fare, è stanco, lavora tanto” e lodano lo stesso uomo quando eccezionalmente riesce a cuocere un uovo e stare due ore con i figli

    • Concordo! E concordo che c’è ancora tanto da fare nel cambiare la mentalità. A casa mia io lavoro piú di mio marito, guadagno di più e faccio un lavoro che mi piace per cui lo faccio volentieri. Lui sta con nostro figlio tanto quanto me, ha preso il congedo, ha cambiato l’orario, lo porta a fare le visite, lo fa volentieri e siamo tutti sereni così. Anzi lui forse trae dalla famiglia più soddisfazione di quanto ne tragga io. Quindi non credo proprio ci siano differenze genetiche ma solo culturali e individuali.

  • Io concordo sul fatto che si debba lottare per la parità, ma non sul fatto che dobbiamo essere interscambiabili e uguali.
    Hai ragione, siamo diversi nel DNA. Il che non vuol dire che dobbiamo vivere come nel.medioevo, ma semplicemente che il carico di lavoro sia uguale. Che poi si facciano cose diverse va bene. Tipo: a me va benissimo che, avendo una bimba piccola, mio marito la intrattenga mentre io cucino. Sapendo che in caso io non possa cucinare, lui è in grado di arrangiarsi per sé e per lei. Non è un problema per me se il bagno lo pulisco sempre io, lui fa altre cose che io non faccio. Ci siamo divisi i ruoli, anche se hai ragione sul fatto che sia scontato che alcune cose tocchino alla mamma. Ma forse sono le cose che in effetti per natura o cultura vengono meglio a noi.donne. mah, io la vedo un po così. Rimane in assoluto fondamentale il reciproco rispetto.

  • Se la natura ha predisposto che siano le donne a partorire un motivo ci sarà. Io sono eccome per la parità di diritti, ma, come io non ragiono come un uomo, è impensabile che un uomo ragioni come una donna. La cura dei figli DEVE essere di entrambi i genitori (io dico sempre che anche per lo stato sono miei al 50%, non vedo perchè non dovrebbero esserlo per tutto il resto!), come la casa, ma siamo esseri diversi e da questo non si scappa.
    Io no, non ce la farei a stare lontano da casa tanto e a vedere i miei figli meno di un’ora la sera (cosa che invece il papà fa). Lavoro fulltime, ma ho fatto in modo di uscire alle 17 per avere la serata a casa.
    Tengo a precisare che il papà è completamente autonomo coi figli, ma tengo anche a precisare che mi piace quando i bimbi vogliono mamma.
    Morna, come sempre sono d’accordissimo con te.
    Un abbraccio

  • Io non avrò mai figli proprio perchè non ho ottenuto abbastanza successo sul lavoro da poter poter fare la mamma a modo mio. Poi magari cambierei diventando mamma, ma vorrei non fosse un cambiamento imposto dalla società dalla suocera o dalla necessità, quanto qualcosa che scatta dentro (se scatta). Vorrei poter scegliere se essere la mamma classica o la me stessa di ora (testa di cavolo e innamorata della vita e delle corse sotto la pioggia, allergica alle regole stupide e che dimostra 10 anni di meno non grazie ad un corpo perfetto ma a quella luce negli occhi). Se avrò queste condizioni entro la menopausa crescerò uno splendido essere umano senza perdermi nel tragitto.

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