Quando la mamma non ne può più

Vi capita mai di non poterne più?

Magari il lavoro è talmente un casino, talmente un lotta che vi assorbe anche la più piccola briciola di energia.

Magari un familiare, un amico, sta male e dovete dedicare tempo e risorse.

Magari persone che crete amiche vi deludono, e vi accorgete che le persone su cui potete contare sono meno del previsto.

Magari vi si è rotta la macchina, o il frigo e quella spesa non era proprio prevista.

Insomma, diciamo che va tutto di merda.

Di solito per me tornare a casa è tornare alla pace: anche se entro e vengo accolta dal casino, dalle urla, dal bordello, ho sempre lasciato fuori dalla porta il brutto, ed entravo per tenere il bello.

Di solito i miei bambini sono il mio sole, mi rallegrano anche quando tutto il resto è … terrificante.

Ma non è sempre così.

Personalmente mi accade di rado e quando succede mi spaventa.

Succede che entrare a casa non è più un sospiro di sollievo, succede che la rumorosa manifestazione d’affetto dei bambini non sia più una gioia.

Succede che l’unica cosa che vorrei è un po’ di silenzio, la possibilità di buttarmi sul divano a leggere o a piangere, anche.

Avete mai notato quanto sia difficile piangere avendo sempre qualcuno attorno?

Ecco, io vorrei avere un’ora per piangere, di quei bei pianti liberatori, che poi hai la faccia gonfia, una stanchezza mostruosa, ma stai maledettamente meglio.

Vorrei un’ora (ma anche due dai)  per non fare niente, non sentire niente, non parlare a nessuno.

Vorrei entrare a casa e farmi un bagno caldo invece di ascoltare la minuziosa descrizione dello spettacolo teatrale della mattina quando ho ancora la giacca addosso.

Vorrei non dover fingere di sorridere  e urlare “va tutto di merda, lasciatemi in pace!!!”

E l’ho anche fatto, a dirla tutta.

Ieri sera, alle 22 erano ancora in piedi a litigare e gridare e io  “MA ALLORA VI TOGLIETE DALLE PALLEEEEEEEEEE???”

A dire il vero l’ho detto un pochino sorridendo (un pochino) ma mi hanno guardato rabbuiati e Alberto mi dice “non sei gentile, perchè non ci vuoi?”

Gli ho fatto un sorrisone, ho detto che scherzavo, sapendo bene che no, non scherzavo.

Oggi sarò a Milano con mia mamma, voleva vedere L’Ultima Cena, abbiamo prenotato una vita fa, e quando avevo segnato la data sul calendario credevo sarei stata in una fase nuova e leggera della mia vita.

Questa fase si è un pochino allontanata e richiede un tributo molto più grande di quanto mai potessi pensare.

E così questa giornata cade nel periodo peggiore che ci potesse essere.

In più, come se non bastasse l’ansia di lasciare mille cose in sospeso, ho ben pensato di portare anche i bambini.

E quindi quella che poteva essere una giornata mamma figlia, come credo non ne abbiamo fatte mai, diventerà una rumorosa gita fuori porta.

Mi sono alzata alle 6 per scrivervi queste insulse righe, e pochi secondi fa sono entrati loro, con le facce stropicciate di sonno e i capelli per aria.

Mi hanno abbracciato e io facevo scorrere il mouse perchè non potessero leggere quello che stavo scrivendo.

Perchè si può dire di essere stanche, si può dire che si ha bisogno di calma, ma dire che si vorrebbe scappare, almeno due giorni, da tutti e tutto, anche da loro, questo no, non si può dire mai.

 

 

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8 Comments

  • Tanta comprensione. Io in realtà non sono mai felice neanche.di.tornare a casa, perché appena ci metto piede ricomincia.la corsa contro il tempo e stare assieme così non è un piacere. Va.tutto bene solo i due giorni a settimana che riusciamo a tornare un po’ prima

  • Io mi sento sempre così quando rientro a casa…e la cosa mi intristisce molto perché ho tutto ciò che desidero e adoro i miei figli.
    Forse il lavoro ci assorbe così tanto da non lasciarci più energie per essere felici nel caos di casa.

  • Ci sono giorni in cui vorrei scappare… Dico sempre, scherzando ma non troppo, che vorrei passare un paio di settimane in una baita, da sola. Niente tv né internet. Solo io, il bosco, prati e sentieri in cui passeggiare a lungo, chiacchierando con me e con Dio. E una bicicletta per scendere in paese al mattino per comprare il pane fresco e lo speck, il latte no, quello me lo passa il contadino…. E i libri non letti che finora si sono impolverati sul mio comodino.
    Perché l’amore, da solo, non basta, se non hai la comprensione e il sostegno di chi ti circonda perché certe sere vorresti lasciarti travolgere dalla stanchezza e invece ci sono stanze da riordinare, compiti da fare, litigi da sedare, pianti da consolare… Capricci di grandi e piccoli da ridimensionare. E tu, donna, fai ciò che ci si aspetta da te: mangi lacrime e rabbia, stringi i denti e fingi che tutto vada bene. Va tutto bene. Quando la tua famiglia aiuta tutti tranne te, va tutto bene. Quando fai mille favori e nessuno ricambia, va tutto bene. Quando ti fai in quattro per non scontentare nessuno e nessuno è contento, va tutto bene. Quando tuo figlio grande è ADHD e DSA e per qualcuno è viziato e svogliato e per altri troppo sgridato e controllato, va tutto bene. Quando il piccolo viene a implorarti di giocare con lui e non puoi, perché ci sono le divisioni da fare, e sai che se sposti lo sguardo resteranno in bianco… Va tutto bene.
    Me ne andrò a dormire ora, sognando la mia baita.
    Perché alle 6.50 ricomincia la battaglia.

  • Sono una mamma di un bimbo di 19 mesi meraviglioso, un marito che mi aiuta e mi sostiene in tutto, quindi potrei ritenermi una donna fortunata.. ma a volte il desiderio di dire basta ora mi prendo un momento, e solo un momento dico, tutto per me é l unica cosa che vorrei. La mia sveglia suona alle 5.55 dal lunedì al sabato e staro fuori casa almeno 12 ore. Tutto il giorno non faccio altro che pensare di non vedere l’ora di tornare da mio figlio ma a volte tornare a casa non è proprio come me lo ero immaginato durante il giorno e rimango quasi delusa… Però non possiamo deludere nessuno e quindi si passa oltre e si va avanti..

  • Prendetevi un w.e. solo per voi, fate una piccola valigia, prenotate una camera singola in hotel dove vi piacerebbe andare a spasso. Un w.e. all’anno, magari un mese prima che ricominci la scuola, vi darà quelle ore di pace e libertà che saranno preziose per il nuovo anno.

  • “Ecco, io vorrei avere un’ora per piangere, di quei bei pianti liberatori, che poi hai la faccia gonfia, una stanchezza mostruosa, ma stai maledettamente meglio.” Non avrei saputo dirlo meglio

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