Accumulatrici seriali: ovvero, le donne quando diventano madri

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Quando diventa madre, una donna sviluppa tutta una serie di capacità indiscutibili che si porterà dietro per alcuni anni. Alcune sono positive, come per esempio riuscire a fare mille cose insieme, essere organizzate, andare addirittura in palestra, altre invece, come dire… potrebbero migliorare.

Una capacità che la donna media sviluppa è quella di accumulare. Almeno, al primo figlio è quasi certo, a meno che non sia una hippie, una bio-eco-vegan-zerowaste come va tanto di moda oggi, la donna media sarà colpita dalla smania non solo di acquisto, ma di vero e proprio accumulo. Del tipo: va beh dai lo prendo se non ti serve, si sa mai.

Parlando di un pannolino usato.

Si comincia al test positivo: per festeggiare, o annunciare l’evento, si compra la prima tutina, o il primo ciuccio, o il primo qualsiasi cosa. Quando si scopre il sesso, ecco che inizia la corsa al set di tutine, agli abiti tamarri (chissà perché tutte abbiamo vestito i nostri primogeniti in maniera imbarazzante nemmeno fossero bambole reborn), poi ci sono gli asciugamani, i calzini, i giochini per abbellire il lettino, gli accessori, pettine e spazzola, le forbici per tagliare le unghie che non so se le avete usate ma a me non tagliavano nemmeno la polvere, le scarpe, LE SCARPE per i neonati, di ogni tipo, in finta pelle, in vera pelle, fatte a mano, coi lacci (COI LACCI), misura 25 (erano in sconto!), le fascine per la testa, i cappellini, le coppole (le coppole), i lenzuolini, eh però i sacchi nanna…, i maglioncini, i piumini, nasce a luglio ma poco importa, erano in saldo! E via dicendo.

Mesi di accumulo seriale degni di sepolti in casa.

E nonostante ci si renda conto di quante cose restino inutilizzate, si continua ad accumulare. A comprare ai saldi di tutto e di più: taglia 2 anni, taglia 4, misura 30, tanto prima o poi crescerà, no? Senza parlare dei giochi e delle cacatine: quando si passa dall’edicola, quando si va dalla nonna, quando ci si fa male, quando il cielo è grigio, quando si è visto in tv, quando ci si sente in colpa.

E le cose aumentano, e aumentano, e aumentano.

Ad un certo punto ci si dice: e se iniziassimo a darne via un po’? Difficile separarsi dalle prime tutine, vero? Va beh, questa la tengo. Noooo e questa??? Le piaceva così tanto! E ti ricordi quando ha messo questa? Farete quindi uno scatolone di “ricordi” e il resto vostro malgrado lo regalerete a qualcuno. Che in cambio vi darà altrettanto che per lei è troppo grande e quindi ricomincerete da capo.

Ma la mamma accumulatrice non ha fatto i conti con un fatto fondamentale: i bambini sono i peggiori accumulatori del mondo. Loro accumulano tutto, pure le caccole. Sassi nelle tasche, gomme masticate, fiori secchi custoditi sotto il cuscino, tappi raccattati da terra. Qualsiasi genere di spazzatura incontrino sul loro cammino, state certe che la troverete nascosta in qualche anfratto dei loro vestiti o della loro camera. Ma vogliamo parlare dei disegni? Dei lavoretti? Che all’inizio teniamo tutto, quegli stupendi scarabocchi fatti a 9 mesi al nido, non erano adorabili? Poi, quando iniziano ad aver prodotto più di 500 studenti in una scuola d’arte per cinque anni vi dite che bon, è arrivato il momento di iniziare a gettare.

Eh no! Ora è lui che è diventato accumulatore e se per caso vi vedrà buttare uno dei suoi bellissimi capolavori, sarete finite. (potete sempre dare la colpa al padre che “butta tutto”, con me funziona).

Vi si spezzerà il cuore a vederli così attaccati alle loro cose e capirete che in fondo è anche un po’ colpa vostra.

Ma quando avrete il secondo figlio, o il terzo, e le cose inizieranno a fuoriuscire dai cassetti, voi inizierete ad accettare meno regali. A fermarvi meno in edicola. A incentivare la riciclata.

E forse – FORSE – smetterete di accumulare.

O forse no.

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