Come sopravvive una mamma che lavora a tempo pieno volume tre

Prima dell’inizio delle elementari del mio primogenito mi ero sfogata sul blog, perchè, memore della mia bella infanzia con la scuola solo al mattino e i pranzi a casa mia, mi pareva di fargli un torto immenso a “costringerlo” al suo tempo pieno. E non solo, perchè il tempo pieno da noi finisce alle 15.30, quindi dovevo anche pensare ad un dopo scuola o baby sitter (qui il post).

Poi la scuola è iniziata, l’ho iscritto a un doposcuola, ma solo 3 pomeriggi a settimana, perchè mica puoi affaticarle troppo ‘ste creature, no? Quindi salti mortali vari per coprire quei due pomeriggi scoperti.

Poi era nato il problema sport, perchè gli orari erano difficilmente compatibili con un tempo pieno (qui il post). Altre menate ,altri sensi di colpa, altre corse e casini vari.

E alla fine, come spesso accade, le cose hanno iniziato ad ingranare, in qualche modo, soprattutto quando ci si accorge di essersi fatti falsi problemi.

I tre pomeriggi di doposcuola prima erano sfasati (lunedì- mercoledì- giovedì), per dargli tregua, poi ho accorpato (da lunedì a mercoledì) per potergli far fare ginnastica al giovedì.Quindi per i primi 3 giorni della settimana andavo a prendere entrambi alle 17.30, il giovedì alle 15.30, il venerdì alle  12.20, pranzo e poi via dai nonni (a 100 km) dove continuavo a lavorare, compreso il sabato mattina per recuperare: pare facile, ma è stato un delirio.Certo, io ho potuto farlo perchè lavoro in proprio e mi gestisco (abbastanza) in autonomia.Ma ho accumulato ritardi, e soprattutto stress e nervosismo

Dalla seconda, appurato che il doposcuola era un falso problema, ho esteso il doposcuola dal lunedì al giovedì ed ho iscritto entrambi a karate: due piccioni con una fava. Anzi tre piccioni, perchè mentre erano a Karate io andavo nella palestra a fianco.

Quando anche il piccolo ha iniziato la scuola, ho preso una baby sitter, perché diventava più conveniente, ed è stata una svolta. Sia per loro, perché oggettivamente essere a casa propria è meglio, sia per me perché li trovavo già a casa e non dovevo più uscire con l’ansia di arrivare in ritardo a prenderli.

In quinta, ho eliminato lo sport e la musica, perchè erano sempre andati di malavoglia e mi ero scocciata di spendere 1000 euro all’anno per liberarmi la coscienza.

Insomma, si può fare.

Si va a tentativi, si sbaglia, si torna indietro, si corregge il tiro.

Certo, io ho la mia parte di “fortuna” (concedetemi le virgolette, ma chiamarla fortuna, come per tutte le cose che si sono ottenute sputando sangue, non sarebbe per niente corretto) perchè ho potuto adattare anche i miei orari ai loro, in parte: se finissi di lavorare tutti i giorni alle 19 con 40 minuti di strada per rientrare, come qualche amica romana, sarebbe senz’altro diverso.

Anche io ho fatto probabilmente i miei errori, ad esempio mandarli alla scuola di paese mi costerà più o meno 18.000,00, a conti fatti. In città la maggior parte delle scuole offrono un doposcuola gratuito o almeno competitivo, e non ai 250 euro mensili che è costato a me. All’epoca non lo sapevo, ovviamente, senza contare che mi pareva giusto -e questo lo penso ancora- che legasse con gli amici del paese. Tornassi indietro probabilmente sceglierei diversamente, ma è andata così.

Se anche voi siete alle prese con i dubbi sul “ce la farò??” posso dirvi:

  • eliminate gli sbattimenti inutili: non iscriveteli a mille corsi se questo vi costringe a morire, specie se a loro non frega assolutamente niente.
  • valutate bene dove iscriverli: che sia un posto che non vi crea casini (alle elementari non state a preoccuparvi della scuola “migliore” guardate quella dove voi, il padre e magari i nonni potete arrivare agevolmente.
  • piuttosto guardate i servizi (leggi doposcuola): se una scuola lo offre gratuito alla fine di un ciclo scolastico son taaaanti soldi risparmiati e valgono qualche sbattimento iniziale in più.
  • se il vostro lavoro ha orari inumani vedete tutte le alternative possibili, ma DAVVERO, non come quelli che si lamentano sempre e poi non hanno mandato neanche un cv.

Forza e coraggio, strada facendo troverete il modo per rendere tutto più sostenibile!

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