Cucina zero waste: i consigli per alleggerirsi

cucina zero rifiuti

Vi ho già spiegato cosa sia la filosofia zero rifiuti e come metterla in pratica con qualche consiglio generale. Oggi vi parlerò della cucina zero waste, ma attenzione: non ancora di come fare una spesa più amica dell’ambiente (e del portafogli), ma di come alleggerirvi la vita togliendo di mezzo tutti gli ingombri e sostituendo il sostituibile con alternative più ecologiche. Vi renderete conto di avere bisogno di molto meno rispetto a quello che avete e di poter risparmiare così soldi e tempo. Non ci credete?

Cucina zero waste: come risparmiare tempo e soldi

Alleggerire

Cosa intendo per alleggerire? Non certo sostituire tutto quello che avete, eliminandolo, con alternative green. Anzi: intendo proprio liberarsi di tutto quello che avete IN PIÙ. Cosa significa? Prendete in rassegna tutto quello che avete in cucina, approfittando per una grande pulizia generale.

Iniziate per esempio dalle stoviglie: quanti servizi di piatti avete? Perché se ne avete più di uno, meglio considerare di regalare o vendere quelli in eccesso. Io ne avevo 3 da 6: ne ho dato via uno, giusto per tenerne uno da battaglia e uno più bello, che diventano uno solo in caso di invitati superiori a sei. Sono diversi? Pace! L’importante è avere da mangiare e stare insieme!

Lo stesso vale per le tazze, le tazzine, le zuccheriere, i vassoi, le posate: eliminate tutto ciò che non usate o è in più, anche se ve l’hanno regalato, anche se l’avete comprato in viaggio di nozze.

Guadagnerete spazio e magari anche soldi, se riuscite a vendere qualcosa per esempio su subito.it. Ovviamente fatevi un esame di coscienza anche riguardo ai piccoli elettrodomestici: quanti ve ne servono? Io ormai faccio con uno solo che fa mixer, mini-pimer, frusta, ce l’ho da una vita e funziona ancora benissimo. Avere meno cose significa avere meno da pulire, trovare più facilmente, in parole povere: guadagnare tempo.

Sostituire

Attenzione: non correte a comprare tutto quello che avete in plastica in altre versioni. Non è assolutamente il senso dello zero waste. Anche se non potete essere certi delle particelle che rilascia la spatola di plastica, andateci con cautela.

Quello che però potete (dovete) sostituire sono per esempio le padelle in teflon rovinate: investite in pentole di qualità che vi durino una vita, come quelle in ghisa, magari comprandole in un negozio specializzato in prodotti per i cuochi (vi stupirà scoprire che non costano quanto quelle di lusso, anzi). Se avete degli utensili doppi, date via tranquillamente quelli di plastica e tenete quelli in acciaio o ancora in legno.

Ovviamente dovrete rimpiazzare tutto ciò che è usa e getta con delle alternative riutilizzabili: per la carta forno esistono dei supporti in silicone anti-aderenti, per la pellicola trasparente, io onestamente non l’ho rimpiazzata con nessun equivalente green ma semplicemente metto la roba in frigo coperta con un piatto o un coperchio, ma esistono dei fogli di tessuto e cera o ancora potete cucire o farvi cucire dei coperchi con elastico (dei pezzi di tessuto rotondi). Non congelate nei sacchetti di plastica, ne esistono di silicone lavabili o ancor meglio usate i tupperware. Prendono troppo spazio? Congelate meno! Sapete che più sono pieni, più frigo e congelatore consumano energia?

La conservazione

Una cucina zero waste non è mai strapiena, anzi! Anche se vi parlerò della spesa più avanti, tenete conto che una cucina zero rifiuti ha il minimo indispensabile perché gli sprechi non sono – ovviamente – tollerati. Per consumare meno elettricità togliete dal frigo tutto ciò che può essere conservato fuori a temperatura ambiente, per esempio in dispensa: cipolle, aglio, patate, pomodori (e vi accorgerete della differenza di gusto!), bibite non utilizzate, ecc. In questo modo imparerete anche a non fare scorte di roba che poi resta lì per settimane, “tanto si conserva!”.

Non è un po’ inquietante che dei pomodori restino uguali per settimane? Vi assicuro che una spesa settimanale basta e avanza, quando si impara a consumare ciò che si ha.

Per quanto riguarda i secchi, stesso principio. Se non potete comprare sfuso, prendete l’abitudine di trasferire ciò che avete aperto nei boccali in vetro con chiusura ermetica (ma vanno bene anche i barattoli delle olive o qualsiasi altro in vetro recuperiate dalla vostra spesa). Tenetene un numero limitato: in questo modo avrete subito all’occhio cosa vi manca e non avrete la dispensa invasa da cibo che va in scadenza e che tenete perché “non si sa mai”.

Ma di questo parleremo nel post sulla spesa! Scrivete sul barattolo o su un foglietto cosa c’è dentro, la cottura ecc. Per la pasta, per esempio, io taglio dalla confezione il tempo di cottura e lo infilo dentro al barattolo in cui conservo la pasta restante (non sono ancora riuscita a comprare pasta sfusa a Parigi… non ho il coraggio!).

La pulizia

Un argomento importantissimo nella cucina zero waste è sicuramente quello della pulizia. Innanzitutto, una volta consumati anziché ricomprarne di nuovi sostituite tutti i prodotti per lavare con alternative ecologiche e riutilizzabili. Io uso per esempio una spazzola in legno con setole naturali per pulire le pentole e i ripiani quando devo “grattare” e che quindi sostituisce le famose spugne con la parte verde.

Per tutto il resto, uso dei vecchi strofinacci bucati o usurati con cui pulisco ripiani e compagnia. Ogni giorno lo cambio, ma si infila benissimo nella lavatrice degli asciugamani senza cambiare le mie abitudini di lavaggio (una volta a settimana per quanto riguarda appunto gli asciugamani).

Per quanto riguarda invece i prodotti, c’è chi si fa da sé il detersivo per i piatti e per la lavastoviglie: io no, mi porterebbe via troppo tempo (che non ha senso) e mi farebbe comprare troppa roba per farli (ancora non sense). Io uso un detersivo per i piatti in grande confezione che mi dura una vita (per esempio Verdevero, che ha anche un utilissimo sistema di vuoti a rendere da non sottovalutare) e per la lavastoviglie delle pasticche certificate ecocert vendute in confezioni di cartone riciclato.

Gli alleati naturali

Come forse già saprete esistono anche degli ingredienti in natura che aiutano tantissimo per le pulizie, ma attenzione: non improvvisati piccoli chimici perché non è così semplice, nemmeno se l’avete letto su Facebook.

Potete per esempio seguire mammachimica se volete approfondire, ma in linea di massima:

il bicarbonato è utilissimo, per me, per togliere odori e macchie persistenti (per esempio la teglia del forno, io la pulisco sempre con una goccia di detersivo per piatti, bicarbonato e spazzola, ma anche piatti, ripiani, ecc. Attenzione che è corrosivo, ovviamente);

l’aceto, questo grande amico delle casalinghe moderne, è sicuramente ottimo, ma inquina molto di più dell’acido citrico, per esempio, quindi usatelo con moderazione – io ci pulisco i vetri e tutto ciò che non finisce in acqua – perché è nocivo per la flora e la fauna marine, quindi evitate di usarlo come brillantante, ecco;

il limone è utilissimo per sbiancare e soprattutto per togliere gli odori dagli utensili in legno, in primis dai taglieri, ma anche per pulirsi le mani dopo aver cucinato;

l’acido citrico potete usarlo come usereste l’aceto, per disincrostare, ammorbidire, togliere il calcare e via dicendo, ed è molto meno inquinante (potete fare riferimento a questo interessante documento redatto dal chimico Fabrizio Zago).

I rifiuti

Non è per tutti scontato, ma fare una raccolta differenziata come si deve fa parte dei nostri doveri di cittadini, tra i più importanti visto come va il mondo. Per comodità, io ho inserito una pattumiera a tre scomparti in cucina: in teoria servirebbe per cartone/plastica/lattine, organico e vetro. Il problema è che nel mio arrondissement parigino l’organico non viene raccolto, quindi finisce tutto nell’indifferenziata.

So che molti hanno bidoni e sacchi del comune, quindi non mi dilungherò: quello che posso dirvi è che il vostro obiettivo deve essere quello di ridurre il più possibile i rifiuti che producete e, per quelli prodotti, fare attenzione che siano realmente riciclabili e come. Prima di comprare qualcosa, quindi, date un’occhiata alle indicazioni e eventualmente consultate l’app Junker. Preferite il vetro e il cartone alla plastica, semplicemente perché si possono riciclare di più (il ciclo di vita della plastica non è infinito) e perché non rilasciano sostanze.

Questi sono solo alcuni appunti per avviarsi ad avere una cucina più zero waste. Io li sto attuando da qualche tempo e devo dire che il risparmio in termini di tempo (meno cose da comprare, riflessi più immediati, meno da pulire e da mettere in ordine) e di soldi (molti meno acquisti usa e getta e molti meno sprechi) sono notevoli.

Perciò, cucina zero waste promossa a pieni voti!

E se ho dimenticato qualcosa, fatevi avanti!

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