Cosa significa avere uno stile di vita zero rifiuti

diventare zero rifiuti

Qualche tempo fa, quando appena pensavo alla filosofia zero rifiuti, entrando in un negozio in cui mi servivo abitualmente per acquistare gli ingredienti per le mie creme fai da te, sono rimasta a bocca aperta. Scaffali pieni di plastica, confezioni di ogni tipo tutte di plastica, quando tanti dei loro prodotti potrebbero essere sfusi, e invece no. Ha senso, mi sono detta, fare attenzione a tutto, non comprare creme e farmele, se poi per farne una ho bisogno di dieci ingredienti diversi tutti in contenitori di plastica?

Ma come, la plastica non si ricicla?, direte voi. Per carità, di principio sì, ma non è così semplice. Innanzitutto dipende dal comune, dal tipo di plastica, dal tipo di raccolta. Se volete capire perché la raccolta differenziata non è la (sola) soluzione potete leggere questo articolo sul riciclo della plastica.

Che fare, quindi?

La prima regola per ridurre i rifiuti è non produrne

Ho iniziato a leggere dei libri sulla filosofia zero waste e a capire che per inquinare meno, si deve semplicemente consumare di più. In ogni campo. Quando parlo di questa teoria alle amiche, su Instagram o a conoscenti (mi hanno pure recentemente intervistata e anche la giornalista è caduta un po’ dal pero), pensano tutti che abbia perso la testa, che mi rifiuti di far entrare in casa oggetti confezionati, che abbia gettato tutta la plastica che avevo in casa e via dicendo. Non è così.

Passare a una vita zero rifiuti non significa buttare tutto

Giustamente! Non vi sembra un paradosso? Sì, ormai si sa che la roba di plastica a livello alimentare non è sempre il top, che è meglio avere la borraccia di alluminio (o acciaio) e via dicendo, ma non è eliminando ciò che avete che diventerete zero waste, anzi. Ridurre non significa buttare: se avete una borraccia di plastica, vi conviene tenerla o trovarle un altro uso. Anche se ho deciso di non comprare più da Zara, non significa che butto tutti gli abiti di Zara che ho! Ridurre significa anche non comprare.

Zero rifiuti non significa fricchettoni

Spesso l’altra idea sbagliata è questa: siccome si parla di riavvicinarsi alla natura, non mangiare carne, avere meno cose, farsi l’orto e andare in bici, sicuramente chi vive zero waste è un fricchettone che si lava poco con la scusa che deve rispettare l’ambiente. Ora, di cose strane ne ho lette (tipo il tizio che non si lava i capelli dal primo giugno e la fidanzata gli dice che almeno un po’ d’acqua per togliere l’unto…), ma vi assicuro che si può pensare di ridurre i propri rifiuti con piccoli gesti senza diventare dei punkabbestia.

Zero rifiuti non deve rappresentare un peso

Ogni gesto conta e passare ad uno stile di vita zero rifiuti è un percorso lungo che richiede pazienza, esperienza e coinvolgimento. Io non penso che arriverò mai alla perfezione perché nemmeno mi interessa: mi interessa ridurre il mio impatto, ma senza rendere la mia vita una barzelletta. Non rinuncerò mai alla carta igienica (ma la scelgo sicuramente non sbiancata, in carta riciclata ecc ecc), ma al tempo stesso non comprerò più dischetti struccanti. E se non riesco a preparare sempre la merenda alle bimbe, pace, in boulangerie vendono ottimi pain au chocolat, devo solo ricordarmi di chiederli senza sacchetto.

Qualche idea per passare ad una vita zero waste (o quasi)

Se volete imbarcarvi in questa avventura, che vi farà riscoprire la gioia per le piccole cose, vi darà più tempo e soprattutto più SOLDI (eh sì!), ecco qualche consiglio. Se poi la tematica vi piace, posso approfondire.

Zero waste in cucina

Non è praticabile per tutti, ma ancor prima di comprare le cose sfuse, come sto facendo io da un po’ (e per cui mi porto i miei contenitori), potete sicuramente fare spese più intelligenti. Pensate già di farlo? Lo pensavo anch’io, invece no. Invece no perché per esempio avevo (e ho ancora) la dispensa piene di cose tipo: la farina di quinoa, la farina di mais, ogni tipo di pasta, di barattoli “non si sa mai” e via dicendo. Molte cose andavano a scadenza, perché magari le compravo per una volta, e poi non le usavo più. Sbagliato: invece di decidere cosa mangiare in base alle voglie, imparate a decidere in base a quello che avete in casa, sempre. Se volete posso approfondire in un altro post ma si tratta veramente di cambiare mentalità. Molti mi dicono “che tristezza”, ma onestamente mangiamo tutti, anzi, il fatto di dover consumare quello che abbiamo ci invoglia a preparare cose diverse ogni volta. E vi consiglio di passare alle spazzole in fibre naturali e ai tessuti, anziché usare le spugne!

Zero waste in casa

In uno dei libri che ho letto, scritto da una francese che vive a San Francisco, c’è scritta una grossa verità: quante cavolate portiamo in casa ogni giorno? I gadget delle conferenze, le lattine che regalano all’uscita della metro, le pubblicità che finiscono direttamente nella spazzatura. C’è un modo per evitare tutto questo: rifiutare. E se pensate che non sia abbastanza, fate come me, iniziate a vendere o regalare. Quante cose inutili abbiamo… io avevo cinque copri piumini, davvero mi servivano? No, ne ho venduti tre. Quelli delle bimbe li ho regalati. E il terzo servizio di piatti? Venduto. E il Bimby che non usavo mai? Venduto? Se non sapete vendere (anche su questo posso farvi un post a parte) allora regalate, c’è tanta gente che ha bisogno e c’è sempre Emmaus.

Zero waste nell’armadio

Vi dico solo che ho venduto scarpe di Chanel e Prada, che ho venduto borse di Gucci, senza nessun rammarico: non le usavo mai. Come non usavo molte altre cose, o le usavo dicendomi che non mi stavano bene. Lasciate a prendere polvere, spazio, a incasinarmi la vita ad ogni cambio dell’armadio, questo dove lo metto, questo non mi sta però ci tengo, questo mi sta male ma ormai ce l’ho… E considerate che io ho sempre sempre sempre fatto decluttering, solo la roba bella la tenevo perché mi pareva peccato. Ora ho molto più spazio, la roba è più ordinata e più pulita. E soprattutto, per quanto non fossi una patita dello shopping, non compro più niente. E sapete perché? Perché ho delle cose che mi stanno bene, in cui mi sento bene, e non mi interessa stare dietro a tutte le mode. Vi assicuro che è un bel risparmio di tempo e denaro.

Zero waste in bagno

Questo è il posto in cui si accumulano veramente le peggio cagate. Campioncini, sette tipi di shampoo, mousse, creme. Io addirittura li compravo di scorta, quando venivo in Italia, oppure mio marito se erano in promozione prendeva litri di bagnoschiuma al super o sette dentifrici. Bon, adesso non più. Mentre ancora finisco molti dei prodotti che ho (tipo i dentifrici e gli spazzolini!), sono passata allo shampoo solido e alla saponetta. Stop. Una crema corpo e mani che faccio da sola e per i capelli gel ai semi di lino che faccio io. Mi strucco con le salviette lavabili che ho fatto io (in molte lo fanno con l’olio, a me fa reazione quindi continuo ad utilizzare l’acqua micellare da 1 litro), uso la coppa mestruale, ci depiliamo/rasiamo con i rasoi all’antica.

Diventare zero waste è complicato?

Dipende da cosa si intende. Io, come vi dicevo, non ho assolutamente intenzione di prenderla di testa, ma faccio tutto con calma e secondo le mie possibilità. Per me ridurre è stato già un ottimo punto di partenza: ho venduto tantissimo, compro pochissimo (vedi anche niente) e sto bene così. La plastica entra ancora in casa mia per tante vie: la rivista a cui le bimbe sono abbonate, i regali, certi acquisti che non riusciamo ad evitare. Ma so che miglioreremo, e che siamo sulla buona strada.

Non servirà a niente? Io penso di sé. Volete provare?

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