Davvero le attività extra-scolastiche sono per piccoli fenomeni?

troppe attività bambini stanchi

In questi giorni ho letto diverse discussioni in cui si parlava delle attività extra-scolastiche. Causa: una filastrocca condivisa e ricondivisa sui social che diceva più o meno – come avviene regolarmente – che i bambini hanno diritto di riposarsi e che noi genitori non dobbiamo sommergerli di attività e doveri, dato che hanno la scuola.

Spesso, ho letto conferme da chi ha figli piccoli, ancora non proprio in età da attività VERE. Oppure da mamme che hanno il pomeriggio non occupato dal lavoro e quindi possono portare i figli al parco, stare in casa con loro a giocare e via dicendo (e perdonatemi, ma tra le fisse tutte italiche sul clima e l’abuso degli schermi vi ci vedo proprio al parchetto con pioggia e vento o a fare lavoretti per quattro ore di fila il pomeriggio).

Io dico invece che questo genere di frasette fatte, che puntano a mirare solo alla condivisione, mi hanno rotto le palle.

Credo nelle attività extra-scolastiche – fatte tra le mura di scuola o altrove – come momento formativo importantissimo, per molte ragioni, tutte diverse tra loro e probabilmente declinabili per ogni bambino. Ciò che va bene per noi, probabilmente non è lo stesso per gli altri.

E non perché penso che i miei figli siano geni o perché credo che diventeranno dei fenomeni in quello che fanno. È questa idea comune che mi fa andare in bestia: si possono fare delle attività per mille motivi, e l’ultimo probabilmente è quello di crescere dei piccoli geni anche perché, non so se siete mai state a delle lezioni di qualche tipo, sport musica o altro, non è che di fenomeni se ne vedano molti…

Si vedono però bambini che si divertono.

Che giocano con altri bambini. Che fanno squadra. Che scoprono un mondo tutto diverso da quello di casa o di scuola. Dove sì si impara, ma il metodo di valutazione a volte non c’è, altre volte è completamente diverso.

Ci sono i bambini che hanno problemi di peso e per cui lo sport è fondamentale, obbligatorio, praticamente.

Ci sono bambini timidi, a cui lo sport o certe arti aiutano ad aprirsi.

Ci sono bambini esclusi a scuola, che nelle attività trovano invece il gruppo.

Ci sono bambini che chiedono di fare delle attività: uno sport, una lingua straniera, uno strumento musicale.

E mi fanno ridere quelle mamme che dicono: ma io dopo il lavoro faccio per caso tutte queste attività? MA MAGARI! Magari avessi il tempo per imparare cose nuove (infatti io tendo a farlo da sola, a casa, se non ho tempo: ho imparato da sola a cucire, a fare la maglia, a curare le piante, a cucinare, e quando ho potuto ho fatto dei corsi), per conoscere nuove persone, per uscire dai soliti ambienti casa/lavoro. I nostri figli non hanno tempo? Certo, se escono alle 18, ci sta che sia l’ora di rientrare a casa, ma chi non lo fa, e magari va a fare basket, o musica, o inglese, pensate che lo faccia perché i genitori vogliono farlo diventare un fenomeno? E non pensate mai che se un genitore si fa la sbatta di correre dopo il lavoro a prendere un figlio e portarlo a fare attività magari ci sia altro dietro, che voler crescere un piccolo Ronaldo?

Non facciamo altro che ripetere che stiamo crescendo una generazione di maleducati, senza valori e via dicendo (però sempre i figli degli altri, eh!), e poi però farli stare con altri bambini, in altri ambienti, a fare attività che richiedono disciplina e che magari aprono loro le vedute no, non va bene.

Ad ogni modo, quello che veramente trovo più fastidioso in tutta questa storia è che ci si permetta di giudicare sostenendo che, poveri bambini, sono stanchi e le mamme vogliono tutte avere dei geni fenomeni. Ma che ne sapete voi di cosa piace al tale bambino? Cosa ne sapete dell’organizzazione di una famiglia? Cosa ne sapete delle raccomandazioni di pediatri, nutrizionisti, psicologi, logopedisti?

Le stesse che rivendicano il diritto a allattare fino a cento anni o non allattare, a lavorare cento ore al giorno o a non lavorare, a partorire in ogni luogo e in ogni lago, a dormire come e con chi vogliono, si permettono però di giudicare un bambino perché a sette anni fa nuoto, cinese e karate. Embè?

Farsi una manciatina di fatti propri, no? Anche perché se vostro figlio ha tre anni, è presto per parlare. Appuntamento tra qualche anno, eh.

Baci.

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4 Comments

  • Certo farsi i fatti propri e non giudicare è sempre cosa buona e giusta. Ma per citare un vostro post … non giudico ma potrò averla un’opinione no?! Ecco io non penso che le attività extra siano per i fenomeni, sono sicura che fare sport faccia bene, che fare altre attività sia un bene per le menti ecc … non mi nascondo dietro alla stanchezza presunta dei bambini, semplicemente io non ce la faccio a seguirli per queste attività. Punto. E si, certe volte mi viene da scuotere la testa quando vedo bambini recalcitranti che vengono costretti a fare 1/2 attività extra al giorno perché non ci vedo divertimento ….

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