Figli: un film sulla coppia dopo i figli

film figli

Cosa succede DAVVERO alla coppia dopo i figli?

E dopo il primo figlio, il secondo quanto impatta sugli equilibri magari appena ricostruiti?

Questa è la difficilissima domanda a cui cerca di rispondere questo film.

Si ride, ci si commuove, ci si angoscia, si fa un viaggio non solo nella vita della coppia sullo schermo (una Cortellesi e un Mastandrea strepitosi), ma anche nella propria:

perché questo è un film dove tantissimi genitori, inevitabilmente, si riconosceranno.

Io, come molti faranno, ho rivisto me e il padre dei miei figli, ma non tanto nel film nel suo complesso o in alcune scene specifiche, piuttosto in due emozioni precise, in cui sono certa vi ritroverete anche voi:

l’esigenza irresistibile e viscerale di prendere aria fuori dalla famiglia, per poi tornare ed apprezzarla davvero, e quella, altrettanto viscerale, di essere visti, visti per davvero, da chi hai accanto.

Perché succede così dopo aver avuto figli, specie dopo il secondo: si sparisce nella lista di cose.

Cose da fare, da pensare, da tenere a mente. Una quantità di cose che diventa enorme e che ci fa finire a fare di continuo.

Fare in casa, fare fuori casa, lavorare, correre di qua, correre di là, prendere uno, portare l’altro, riprendere uno, due, tre figli in uno, due, tre posti, intanto va la lavatrice, perché l’hai programmata, così quando arrivi la stendi, va la lavastoviglie, che l’hai fatta partire prima di uscire, così i piatti sono pronti quando si torna, va il robottino aspira casa (che hai acceso stamattina), arriva la spesa (che hai fatto on line), ordini cose (che arriveranno), ritiri cose (che sono arrivate), lavi cose, pieghi cose, stiri cose…

Tutti e due facciamo un’infinità di cose, mamma e papà, ma siamo così presi a fare tutte queste benedette cose che non esauriranno mai quella infinita lista delle cose da fare, quella che più spunti e più aggiungi, che finiamo per non vedere cosa fa l’altro, altrettanto preso a spuntare le voci della sua lista di cose da fare.

Anche nelle coppie dove l’occuparsi della famiglia è equamente diviso tra mamma e papà, come posso dire essere nella mia, si finisce per non vedere cosa fa l’altro, occupati a fare cose e a pensare di dover fare cose.

E sì, la frase:

tu non vedi tutto quello che faccio io

tu non mi vedi

io l’ho detta, la dico e me la sento anche dire ogni volta che si arriva allo stremo o si perde qualche pezzo che non andava perso.

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Ognuno di noi è convinto di fare tanto e di non essere visto, intendendo per essere visto a volte non tanto l’essere apprezzato, il ricevere un “bravo!” o un “brava!” non di circostanza, che sarebbe il massimo, ma anche davvero solo che l’altro si accorga di noi, che ci siamo, che ci siamo ancora.

E ditemi che non vi succede.

Così come ditemi che a volte non vi succede di avere bisogno fisico di prendere una boccata d’aria.

Come le tartarughe d’acqua, che ogni tanto devono mettere il musetto fuori dall’acqua per prendere ossigeno e poi tornare ad immergersi a testa bassa nel loro mondo.

E’ un’esigenza che chi ha aiuti non sente, magari, ma quando, come la coppia del film, hai più figli e sei solo, può arrivare e farsi sentire.

E, sentite, io trovo sia anche sano che arrivi quel bisogno:

ti segnala l’avvicinarsi del limite, lo riconosce, ti avvisa, ti dice: fermati un secondo, fatti un giro da sola, esci e chiama un’amica, beviti una birra con tuo marito, col tuo compagno, fatti due risate, prendi ossigeno e poi torna, torna ad annusare il collo dei tuoi piccoli, mettendoci dentro tutta la testa in quell’incavo sotto la nuca e riempitici i polmoni di quell’odore che solo i tuoi bambini hanno e che ti dà quella serenità d’animo che nient’altro mai.

Avere un figlio ti stravolge, averne due lo fa di nuovo.

Ogni figlio causa una crisi, ma le crisi, come dice la parola stessa, sono opportunità. Sono momenti in cui guardarsi dentro. Sono momenti in cui analizzare e analizzarsi e decidere se e cosa cambiare.

La coppia dopo i figli va in crisi, è normale, succede, è il più grande stravolgimento che possa accaderle: bisogna fermarsi, respirare, prendere aria come le tartarughe e poi decidere cosa fare: restare o andare.

A noi la scelta.

 

“Figli”, dal 23 gennaio al cinema.

Post in collaborazione con Vision FIlm Distribution 

 

 

 

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1 Comment

  • Concordo in pieno anche noi abbiamo visto il film mio marito mi ha detto ora ho capito perché tanti non si vogliono sposare ne avere figli, però noi ne vogliamo altri nonostante tutto per noi è un Dono inesprimibile e nonostante i problemi gli stress continui è bello amrsi ancora crescere e sentirsi uniti i figli ci fanno capire anche questo sono i nostri insegnanti di vita non i pediatra guru costosi🤣fidiamoci del loro amore e cresciamo insieme a loro e poi quando ci ricapita di vedere i cartoni o assaggiare crema di riso, biscotti plasmon e saltare sul materazzo del letto😁?

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