Fenomenologia della mamma: la mamma “fotografa”

fare foto ai bambini

Come è possibile che non ci avessimo pensato prima?

Colei che vive un po’ in tutte noi, che forse prima del parto non ci aveva ancora possedute del tutto ma poi, una volta uscita da noi la creatura, ha preso campo, sempre di più, intasando ogni dispositivo presente in casa nostra.

La mamma fotografa non è soltanto quella che si reinventa e diventa fotografa di neonate e panze, o che si intende di lunghezza focale dei diversi tipi di obiettivi (che già detta così ci fa tremare, a noi con lo smartphone del 2017). Figuriamoci! La mamma fotografa è colei che dalla nascita in poi inizia a collezionare giga, che dico, tetrabyte di immagini del povero neonato in ogni forma: mentre dorme – guarda com’è bello! – mentre succhia – guarda com’è impegnato! – mentre caga – guarda com’è rosso! – insomma, ogni respiro ha diritto ad una sfilza di scatti che variano dai banali 35 ad un massimo di “fine memoria”.

La mamma fotografa generalmente non ha nessuna capacità, almeno finché non si convince di essere portata. All’inizio le sue foto, oltre ad essere milioni e milioni, tutte uguali, saranno anche:

contro sole

storte

sfuocate

tagliate

con la ciabatta della nonna in vista

con altri oggetti assolutamente da nascondere in primo piano, solo che lei non li aveva visti

Di quelle 430 foto scattate in una giornata, la mamma fotografa ammorberà tutti, perché ora ci sono i social, e a scattare c’è ancora più gusto! Una su Instagram, magari ci faccio una bella gallery o un collage perché non so scegliere, effetti rocamboleschi (ovviamente con smile o cuori sulla faccia perché sia mai che qualcuno riconosca il figlio dagli occhi) per metterle su Facebook perché si sa, lì ci sono i maniaci e il malocchio, gallery del bambino a un mese, a due mesi, a tre mesi e via dicendo, sul vasino, nudo, a Carnevale, mentre dorme, mentre mangia, mentre poppa, mentre scoreggia.

Tutti momenti assolutamente da fotografare, poco importa se i figli della mamma fotografa credano che all’estremità di un braccio abbia la mano, all’altra la mano e l’iPhone!

 

fotografare i bambini
come fare le foto ai bambini fenomenologia

In alcuni casi, la mamma fotografa evolve nella versione mamma fotografa che ci sente. Ovvero colei che siccome le è riuscito uno scatto su 4320 che ha sul cellulare, e la zia Gina, il panettiere e il prete le hanno detto mamma mia che bella foto, si è convinta di essere portata e quindi si attrezza di tutto il necessario

PER FARE FOTO AI FIGLI.

E non si limita a comprare una macchina fotografica seria, no.

Compra anche diversi obiettivi, supercazzole, treppiedi, luci, fari, studi e allestimenti.

Che poi restano solitamente inutilizzati in qualche anta dell’armadio, insieme alla card da 64 giga che ci sembrava fondamentale e che contiene 13000 foto circa della vacanza di tre giorni in Val Gardena. 12980 raffigurano i figli intenti a fare qualcosa, e in nessuna di esse guardano l’obiettivo. Le altre 20 se le è fatte il figlio minore e in tutte è venuto meglio che in quelle scattate dalla mamma.

La mamma fotografa, passata la smania dei primi tempi, piano piano si dà una calmata. Ripone la reflex, libera la memoria del cellulare, stampa qualche fotolibro sentendosi così al riparo dalla perdita delle card, dei dischi esterni e dei cellulari.

Fino al prossimo figlio.

O gatto.

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