La vita ai tempi del CoronaVirus

quarantena a parigi

Immagino sia un titolo poco originale e immagino che vi aspettereste probabilmente un articolo su come intrattenere i bambini, come ingannare il tempo e via dicendo ma no, non conterrà niente di tutto ciò. Il nostro non è un portale ma un blog personale, scritto da tre persone che l’hanno aperto per raccontare la vita da mamme e quindi oggi sarà questo, una pagina di diario di un momento storico.

La mia pagina di diario.

Quella di un’emigrata che si trova ad affrontare questo momento storico lontana dal proprio paese.

Vivo fuori dall’Italia da oltre dieci anni e non perché schifassimo l’Italia, ma perché ci è stata offerta un’opportunità e poi niente, la nostra vita è andata avanti così. Mi sento sempre italiana ma so che la mia casa è qui, dove le mie figlie vanno a scuola e dove lavora mio marito (io potrei farlo anche altrove), e mai per un secondo mi è venuto in mente di tornare dalla mamma. Anche se mia mamma è sola e questo è il mio pensiero più grande, in questi giorni tanto strani, perché tutti noi sappiamo cosa succede agli over 70 e se succedesse qualcosa, io dovrei restare qui, prima, durante e dopo. Non posso muovermi. Le frontiere sono chiuse, non c’è certificazione che tenga.

Questa è la mia preoccupazione principale, insieme a quella per mia suocera, anche lei sola, che ogni giorno ha una persona (da mesi, non adesso) che va ad aiutarla perché non può fare certe cose da sola. Una persona che entra e esce da casa sua, in una delle aree attualmente più colpite.

Per quanto ci riguarda, siamo in una situazione piuttosto privilegiata. Se non contiamo che viviamo in 70mq in quattro più un gatto, con vista interna su case, case e solo case, e sento gente che si lamenta perché ha “solo” un balcone (che noi non abbiamo, abbiamo solo 4 finestre in casa e non possiamo tenerle aperte sennò il gatto si butta di sotto, e viviamo al quarto piano), mi sento comunque fortunata e non posso dire di dare segni di squilibrio, all’undicesimo giorno di reclusione.

Mio marito lavora da mattina a sera senza sosta, ma per fortuna il suo lavoro non è a rischio (facciamo comunque corna), non sarà messo in cassa integrazione e non deve andare in ufficio, e semmai dovesse andarci ha un’auto e non deve prendere i mezzi.
A me questa sembra già una bellissima cosa per cui andare a letto la sera serena.
Io lavoro quasi niente, tutte le attività digitali sono bloccate e non parliamo dei pagamenti, inutile sollecitare fatture di novembre (ancora), tanto immagino la risposta. Ma anche qui, per fortuna, ce la caviamo lo stesso.

Posso quindi dedicarmi alle bambine, che sono due, di età ravvicinata e, finiti i compiti, si fanno compagnia. Altra fortuna. I compiti sono pochi, non c’è la scuola online, amano leggere, parlano con le amiche su Skype e ho lanciato su Instagram uno scambio di mail per cui si stanno scrivendo con amici di penna (prima sconosciuti) ogni giorno. Abbiamo la fortuna di avere abbastanza dispositivi.

In questi giorni ho letto tante cattiverie, oppure tante gare – come sempre, ahimè – a chi sta peggio. E io lo dico eh, che sto bene. Certo, starei meglio se avessi mia mamma con me, ma come immagino chiunque non ce li abbia in casa. Non serve vivere all’estero per ritrovarsi in questa situazione.

Dal canto mio, quindi, cerco di non lamentarmi: non ho davvero nessun motivo per farlo. Forse vorrei sentir cantare alle finestre, ma vivo lo stesso, pace.

Approfitto di questo tempo per fare delle cose, perché non ho lavoro, perché non devo accompagnare, riprendere, riportare. Il tempo è tutto – quasi – mio. Mio e della mia famiglia, intendo. E quando ricapita? Capita solo quando siamo in vacanza ma non nello stesso modo.

Mio marito, nonostante lavori come un pazzo, si può svegliare più tardi, e questo già gli fa bene. La sera invece di perdere un’ora sui mezzi (perché a cose normali non va in auto) è qui e cuciniamo insieme, oppure cucina lui. Si cena tutti insieme, cosa che non facciamo quasi mai perché lui arriva sempre tardi.

Io non mi sono data grossi obiettivi e faccio quello che mi va. Cucio quello che ho lasciato lì da mesi a causa dei problemi di nevralgia, faccio la maglia, ho iniziato anche ad ascoltare un libro, continuo a leggere, condivido su Instagram, faccio ginnastica, non cucino di più, però bevo un po’ di più, proprio come in vacanza. Di uscire non ho nessuna voglia, quando ho dovuto farlo ci ho messo mezza giornata per riprendermi. Non mi interessava comprare prima, né online né fisicamente, quindi non me ne può fregare di meno se non consegnano. Anche per il cibo, in qualche modo si fa. Vivo a Parigi e questo mi rassicura.

Telefono, telefono tantissimo. Mentre cucio, mentre faccio la maglia, mentre faccio le scale su e giù. A mia mamma, a mia zia, alla mia vicina sola e anziana, alle mie amiche. Più di prima, sicuramente, perché ora i tempi sono dilatati e non serve darsi appuntamento. Proprio come si faceva un tempo: si compone (per modo di dire) il numero. L’altra sera avevo voglia di parlare con la vicina di mia mamma, che è un po’ una mamma anche per me, e l’ho videochiamata. Quando mai?

Ci pensate mai che non telefoniamo più spesso perché ci diciamo: e se disturbo?

Non ho niente di filosofico da dire su questo periodo, sono solo preoccupata per ciò che sarà. Non importa quanto staremo in casa, almeno non per noi, che abbiamo una casa confortevole, abbastanza possibilità per abbonarci a tutti i canali che vogliamo e per comprare online da produttori che vendono i pomodori a 50euro al kg. E soprattutto che stiamo bene insieme, perché immagino che quelli che si ritrovano a vivere con qualcuno che non sopportano stiano molto peggio di me e me ne dispiace, sul serio.

Non ho consigli da darvi, non ho libri magici, non vi sommergerò di tutorial, attività, non sono io. Mi hanno chiesto video di ogni tipo, su Instagram, ma ci credete che non ci credo nemmeno io? Mi è stato chiesto come restare positivi nonostante tutto, e nemmeno qui so darvi un consiglio, perché credo fermamente che positivi si debba esserlo da prima, non lo si diventa in un momento così.

Ma potreste usare questo tempo per prepararvi al futuro. Perché, se ci pensate bene, potrebbe non essere la cosa peggiore che vi accadrà, la quarantena in una casa accogliente con le persone che amate.

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3 Comments

  • Ciao a tutte, (nonostante quelli che la pensano molto superficialmente ed egoisticamente come la tua collega e amica Morna) io sono un’insegnante della primaria, siamo chiusi da più di un mese e lavoro tantissimo per la didattica a distanza, anche senza video lezioni, che non raggiungerebbero che la metà dei miei bambini e che comunque in una seconda sono davvero giusto un saluto. Ho mio figlio di terza classe in una scuola primaria che fa brevi video lezioni in piccoli gruppi quasi tutti i giorni, ma dal punto di vista didattico valgono poco. C’è confusione, la linea non prende sempre bene, si fa fatica. Ma non mi preoccupo assolutamente, i nostri bambini recupereranno tutto appena torneremo in classe, questo periodo di stop non comprometterà la loro carriera scolastica e forse servirà a far comprendere alcuni valori davvero importanti. Comunque concordo al 100% per te quel che riguarda questo periodo in casa. Io tra correzione e restituzione dei compiti ai miei alunni via mail o wa, i compiti di mio figlio, la spesa settimanale per noi e i suoceri, la cucina e la pulizia di casa, non ho un attimo! Ma se lo avessi lo passerei come te, soprattutto ora che mio marito è finalmente a casa in smart working. In ogni caso mi godo la mia famiglia e spero di vedere presto mia mamma e la mia città natale lontana. Ancora di più spero che questa emergenza finisca e tutti potremo tornare alle nostre vita con un po’ di consapevolezza in più e la capacità di vedere al di là del proprio naso e del proprio orticello.

    • Ciao, sono Morna.
      Non hai pensato che forse più che superficialmente ed egoisticamente ho parlato per esperienza personale e per quanto ci viene raccontato in privato?
      In molte classi (tra cui la mia, ma ti assicuro che sono tante) ci sono consegne dei compiti settimanali e NESSUNA restituzione, nè tantomeno correzione. Nessuna progressione, solo ripetizione di quanto fatto (e per la quarta settimana di file diventa un pochino demotivante, magari sono esagerata io). Mio figlio tutti i giorni mi chiede perchè suo fratello ha video lezioni e contatti con professori e insegnanti e lui no (magari è strano lui).
      Infine, sarò superficiale, sicuramente, ma fatico a comprendere come una pagina di compiti inviata settimanalmente (e ribadisco senza restituzione, senza correzione e senza progressione) possa impiegare per le maestre il tempo equivalente all’orario di lavoro ordinario. Egoisticamente posso dire che il tempo che impiego a fare io lezione a mio figlio, lo perdo in denaro, visto che non emetto una sola fattura da fine febbraio (e conseguentemente non ho preso un centesimo, nè lo prenderò per i prossimi mesi, visto che nessuno mi paga se non produco, neanche lo Stato purtroppo).
      Per concludere, sottolineo per l’ennesima volta che se parlo delle classi in cui la didattica è quella che ho descritto sopra, mi pare ovvio che NON parlo di quelle in cui c’è restituzione, correzione, progressione e qualche video (che sia in streaming o registrato). Mi pareva ovvio, ma meglio precisarlo.
      Cari saluti

  • Scusami Morna, capisco il tuo punto di vista personale, ma il tuo post è stato abbastanza offensivo per la categoria dei docenti in generale. E soprattutto i toni allarmisti e angosciati per quel riguarda il restante programma scolastico faccio fatica a tollerarlo in questo momento in cui ci sono persone che perdono la vita tutti i giorni. Perdonami, vivo in Emilia e purtroppo la percezione della tragedia la vivo più da vicino. Hai ragione se le insegnanti di tuo figlio piccolo non stanno facendo sentire la loro vicinanza ai propri alunni, ma sono sicura che, con i propri limiti personali, si stanno attrezzando per raggiungere tutti. Anche noi abbiamo faticato non poco per fare in modo che la didattica a distanza restasse inclusiva e non solo per pochi che hanno possibilità e competenze. Chiedo perdono se ho dato l’impressione di sminuire il tuo problema, ma vorrei dire a tutti i genitori della primaria di stare sereni per quel che riguarda la scuola. Avremo tutto il tempo di recuperare il programma. Noi insegnanti ce la stiamo mettendo tutta e sono sicura che supereremo questo momento. Mi dispiace soprattutto per i ragazzini di quinta che stanno perdendo gli ultimi mesi di scuola e non potranno vivere il necessario periodo che precede il distacco dalla primaria verso la secondaria. Ma sono certa che capiranno e cresceranno anche in questo delicato periodo. Per il resto invece sono molto preoccupata, non sono sicura che andrà tutto bene, ma so che ci impegneremo tutti al massimo per rialzarci. Un saluto da chi oggi è un po’ giù di morale

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