Le scuole non riaprono: e le mamme come fanno?

mamme quarantena

In questi giorni si fa un gran parlare della mancata riapertura delle scuole in Italia, a fronte della riapertura invece già avvenuta in altri Stati europei (Danimarca e Norvegia), annunciata (Germania, Belgio e Francia) e della non chiusura (Svezia).

E così, da Stato in cui si doveva essere orgogliosi di vivere (fino a non più di due settimane fa inni nazionali, bandiere ovunque e “sono orgoglioso di essere italiano” a profusione) si è tornati al solito (e più consono agli italiani) insulto all’arretratezza della mentalità di chi governa il Paese Italia che invece trasuda in ogni dove una incontenibile  protensione al futuro.

Non fosse che l’accusa di arretratezza non viene mossa dai genitori insieme, né dai poveri padri che dovranno ciucciarsi con noi o da soli lavoro, casa, bambini, pranzi, cene e (poco funzionante dicono) didattica a distanza, no.

Non si lamentano nuclei familiari moderni in questo Paese (di donne e uomini rampanti) che accusa chi ci governa di essere indietro, non avanti come noi famiglie al passo coi tempi tanto da avere una genitorialità perfettamente condivisa.

No.

Quelle incazzate abbestia proprio sono le così modernissime mamme.

Ma come?!

Non eravamo avanti come Norvegia, Danimarca, Germania, Francia e Svezia noi?!

Al contrario di questi bifolchi che ci governano e che non riaprono le scuole?

E allora, ditemi mamme, perché sono le donne a scrivere ai giornali?

Su Repubblica: “la lettera delle mille mamme“. Mamme, non papà, mamme.

Sul Corriere: la “petizione delle madri”.

Madri, non padri, non genitori: una schiera di donne capitanate da esimie professioniste che chiedono “alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e al governo di prendere provvedimenti per evitare di «scaricare sulle donne e sui minori il peso di una crisi». Il rischio immediato? «Una fuoriuscita definitiva dal mondo del lavoro delle donne» , che da febbraio gestiscono una situazione inedita e che, più degli uomini, si sono fatte carico della famiglia nell’emergenza.”.

Mamme che “si sono fatte carico”, attenzione alle parole usate dalle stesse donne.

Noi donne ci siamo fatte carico.

E’vero, ci siamo fatte carico.

Perché la verità è che nessuno ce lo ha chiesto o ce lo ha imposto (e se ve lo siete fatte imporre, dovreste farvi due domande sul vostro rapporto di coppia), ma noi donne ci sentiamo auto investite del ruolo di maestre, mamme, papà, cuoche e colf, perché noi lo facciamo meglio, noi siamo più brave, noi siamo insostituibili o migliori o infine perché se non lo facciamo noi non lo fa nessuno (e allora? Prima o poi, vi svelo un segreto, qualcuno lo farà).

Avete fatto caso che la narrazione della conciliazione di gestione di casa, lavoro e figli in quarantena è da due mesi esclusivamente declinata al femminile e focalizzata sulle donne (Qui ad esempio “Il Messaggero”, qui il Corriere , qui un altro articolo e qui un altro ancora e ancora, ma potrei metterne a decine che coinvolgono SOLO o QUASI SOLO le mamme)?

Ma perché?

Ora che sono le donne a scrivere ai giornali e alle istituzioni e a lanciare petizioni su Change.org, capisco qualcosa di più. E me ne dispiaccio.

Posto che le scuole servono a tutti, grandi e piccini, sia chiaro, ma,

donne mie adorate,

sarà mica che invece che scrivere al Governo chiedendo che riaprano le scuole perché sono funzionali alla parità genitoriale (che già…), forse dovreste schiarirvi le idee sulla vostra coppia?

Davvero tenere le scuole chiuse è per voi nel vostro menage familiare il solo ostacolo al lavoro e alla vostra emancipazione?

E perché allora ai papà non serve?

Perché non leggo (a parte un’eccezione, forse due) padri scrivere ai giornali paventando lo svilimento del loro ruolo lavorativo? Lamentando di non riuscire a gestire figli e smart working? Temendo di perdere il posto di lavoro ora che le mogli torneranno in ufficio?

Perché?

Sarà mica perché il lavoro maschile lo preservate voi, care donne, a scapito del vostro di lavoro?

E perché lo fate?

Siete sicure che è davvero il governo a dovervi aiutare in questo?

Forse forse dovreste parlare con chi abita con voi, non credete? E dargli una svegliata? E darla pure a voi?

Siete sicure che la scuola serva alle donne perché possano lavorare?

O serve ai genitori (se vogliamo rimanere sulla funzione di cura e affido, perché per il resto serve più ai figli che ai genitori) perché ENTRAMBI possano lavorare?

Ci è arrivato un bambino a capirlo :

Presidente, se mamma E papà vanno al lavoro, chi starà con me?

 

Si attende ora che ci arrivino le mamme e i papà, in qualità di coppia genitoriale a capirlo:

perché i figli mamma e papà li hanno fatti in 2.

E così li devono continuare a costruire giorno per giorno.

In 2.

 

 

 

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1 Comment

  • Ho letto anche post e commenti di padri, in minoranza ma ci sono. Ma è innegabile che nella stragrande maggioranza delle famiglie il lavoro del padre è meglio retribuito di quello delle madri e di conseguenza è molto più frequente che sia una donna a rinunciare al lavoro retribuito per dedicarsi a quello non retribuito. A casa mia gli equilibri erano opposti fino allo scorso anno ma ora mio marito lavora in Svizzera, ha meno flessibilità e meno diritti di me e ha uno stipendio superiore al mio (con meno responsabilità), ora siamo a casa e cerchiamo di alternarsi in tutto ma a breve lui rientrerà e io che dovrei fare??? Me la sono cavata per 3 settimane da sola tra Smartwork e bambini a casa, ma il pensiero di proseguire così fino a settembre…mi fa desistere.

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