Ore 16.20. Recuperate entrambe le figlie, con una focaccia xxl tra le (loro) mani e due zaini di 45 kg ciascuno (perché quest’anno non si possono lasciare i libri a scuola, eh no!), che ora capisco perché c’avete tutti quei trolley che io manco per andare in viaggio un mese, insomma recuperate le creature, affamate, mezze nude (con cappotto rigorosamente in sacchetto di plastica nominale, guai a chi lo tocca), chiedo loro:
1. Com’è andata?
E la risposta, caotica e sconclusionata – ma davvero a voi non raccontano niente? Signore Santo, facciamo un po’ a cambio, veramente – questa risposta insomma prende più o meno tutto il tragitto da scuola a casa, meno di dieci minuti, in cui le loro voci si accavallano, alzano addirittura le mani, urlano “ora iooooo te hai già parlatoooo” e via dicendo.
E quando arriviamo sotto casa, sempre sempre, arriva l’altra domanda:
2. Avete compiti?
La risposta è sempre la stessa. La grande dice no, la piccola mi enuncia le cose che deve fare, ogni giorno una lettura e poi dipende.
Ore 16.35, mentre apro la porta che è di quelle vecchie quindi con l’apertura centrale a due ante che per entrare in casa con due zaini e la borsa e a volte pure l’ombrello devo mettermi in diagonale, cercare di non cadere sbilanciata dal peso della cultura e soprattutto tirare la pancia in dentro sennò non ci passo, ecco mentre io faccio tutto questo per poter lanciare finalmente gli zaini a terra “e mò so’ affari vostri”, cosa succede?
Sento una notifica.
Poi un’altra.
Poi un’altra ancora.
“Scusate, ma oggi che compiti ci sono?”
“Lettura pag. 18” (che già voglio dire, ma qualcuno a questo mondo lavora, ha impegni, vive? Perché non è possibile che riusciate a rispondere alla velocità con cui io tiro in su col naso, eddai)
“Genoveffa ha segnato anche storia”
“Storia? Ma cosa”
“Pagina 34 e 35”
“Ma le domande ci sono?”
“Antonio dice di no”
“Gina nn ha scritto nnt, dice che sono per la prox sett”
“Io ho geometria per domani, non vi risulta?” (notare l’IO, non è casuale)
“Qualcuno mi manda la foto della pagina di lettura?”
FOTO
FOTO
FOTO
“Grazie, però mi servirebbero anche le domande”
Nel frattempo, si sono fatte le 16.38, io mi sto ancora togliendo le scarpe, e le notifiche impazzano. Ad un certo punto, si chetano, probabilmente il grande mistero dei compiti scomparsi è stato risolto mettendo insieme indizi, che hanno fatto prove, che hanno portato alla soluzione: lettura pagina 18 e relative domande, studiare storia pagina 34 e 35.
Intanto io:
Fai i compiti.
Figlia: ok.
Verso le 18, come fosse l’appuntamento per l’aperitivo (lo chiamavano happy hour quando non esistevano le chat di classe e i genitori che chiedono i compiti), ecco che riparte.
Arriva per prima (ma anche primo, vedo che i papà sono parecchio sul pezzo) quella che non ha letto i 142 messaggi precedenti (la stima è approssimativa con scarto dell’1%) e si butta tipo stopper a gamba tesa:
“Qualcuno mi potrebbe dire quali sono i compiti per donami, Gandolfo non li ha scritti”
E via di screenshot, inoltri, pagine già fatte, e nessuno, NESSUNO, che risponda:
leggi i messaggi precedenti
Perché probabilmente, il buco nero si è riaperto… e i genitori ci sono tutti dentro, chiunque siano e qualunque cosa stiano facendo in quel momento.
Perché verso le 19.30, ecco che arriva lui, il messaggio che riporta tutti al punto di partenza:
“Mi confermate che c’è da imparare a memoria la pagina 90 di geografia per domani perché interroga a caso?”
Ed ecco che si scatena il panico. La rappresentante scrive alla maestra, la maestra non risponde perché giustamente alle otto di sera si farà anche i cazzi sua, scusate, e la cosa va avanti per non so quanto, perché io mi limito a:
– ma devi studiare geografia per domani?
– no, è per giovedì prossimo
E lascio che vadano avanti nel dubbio, perché intanto c’ho da cucinare.
E loro stanno disquisendo sulle interrogazioni a caso, che un tempo si preveniva, ma se è a caso vuol dire che devono studiare tutti, ma come si fa, ecc ecc.
Drin, drin, drin.
Sono le 21 e…
“ma domani che libri devono portare?”
“storia, italiano, scienze”
“ma geografia no?”
“non si può chiedere alla maestra?”
“la maestra non risponde”
“va beh io nel dubbio li prendo tutti”
“eh sì anch’io”
ok
ok
ok
ok
ok
…
Pensate che sia finita?
E ripenso a quando ero bambina, e non c’erano registri elettronici, non c’erano chat, non c’erano cellulari, non c’era una minchia di niente eppure io i compiti li facevo sempre, tutti i giorni, tutti, e se non li facevo era perché non avevo voglia, e se qualcuno non capiva erano problemi suoi, e comunque la volta dopo capiva, altroché.
Drin Drin.
Vado a togliere le notifiche, va’, prima di finire pure io nel buco nero.
Ma il diario ce l’hanno questi alunni? I miei di terza primaria scrivono tutto lì e anche mio figlio in quarta. Il registro a volte lo uso per decifrare la scrittura non sempre di immediata comprensione di mio figlio, mentre per i miei alunni esiste esclusivamente il diario secondo indicazioni del istituto comprensivo presso cui lavoro. Lo trovo giusto, così i bambini si prendono le proprie responsabilità
Da padre separato, mi immedesimo appieno in questo articolo. Grazie per i consigli.