PREADOLESCENTI, ADOLESCENTI, SMARTPHONE E SOCIAL: FACCIAMO CHIAREZZA

Ogni volta che si accenna ad adolescenti (o preadolescenti) e social parte la sfilza di “ma perché dovrebbe avere uno smartphone a 13 anni??” “ma sapete che whatsapp è vietato fino ai 16” e via dicendo.

A parte che mi ricorda il detto “quando il dito indica la luna lo stolto guarda il dito” (perchè il problema c’è, è sotto gli occhi di tutti e a prescindere dal singolo, va affrontato), facciamo un po’ di chiarezza.

Perchè uno smartphone alle medie?

Alle medie quasi tutti hanno il cellulare, che vi piaccia o no:  vanno a scuola da soli, moltissimi prendono i mezzi pubblici, tanti vanno in città dalla provincia, vanno dalla scuola alla palestra (almeno quando ancora si poteva far sport ).

Ok, anche noi 30 anni fa lo facevamo e senza telefono, grazie, lo so, ma ora esistono, la tecnologia evolve e far finta che non ci sia non mi pare una soluzione.

“Se è per essere tranquilli basta il telefono con i tastoni tipo quelli per gli anziani”.

A parte che i miei hanno 75 anni e hanno lo smartphone, vale a mio avviso il discorso di cui sopra. Siamo nel 2021 e si usano gli smartphone.

Vostro figlio potrà anche avere quello degli anziani con il tasto sos, ma non sarà questo a risolvere il problema, spero sia chiaro.

E tenete in conto che ormai i compiti sono su classroom (o simili), che c’è il registro elettronico, che i prof caricano appunti e compiti sul registro di classe che le ricerche si mandano via mail. Tutto fattibile dal pc di casa, senz’altro, ma se quasi tutti optano per lo smartphone, non è perché sono tutti scemi tranne voi.

Peraltro se non lo ha vostro figlio, lo avrà l’amico, o meglio gli amici, diciamo pure tutti gli altri compagni.

E non è tanto, o almeno non solo, il problema di essere tagliati fuori (sebbene, per alcuni caratteri, essere gli unici esclusi non sia così da sottovalutare): il problema semmai è che avrà accesso comunque a tutto quello che volete evitare, solo che non avete modo di saperlo.

Non ha il telefono, non ne fa un dramma, si gestisce benissimo con il vostro pc e non avete nulla di cui preoccuparvi? Ottimo, allora passate oltre, questo post non è per voi.

Questo è un blog rivolto ai genitori, se voi avete risolto il problema, per altri invece non è così.

Adolescenti e social

Whatsapp è vietato fino ai 16 anni: è vero, a rigore, di fatto è la prima app che si installa.

Perché è oggettivamente comoda e di solito meno pericolosa (di solito…), perché ci si scambiano i compiti, le gift cretine, si crea subito la chat di classe. Che spessissimo è totalmente innocua, intendiamoci. Ma non sempre.

Si potrebbe evitare, certo, ma secondo me avrebbe senso se fosse una decisione condivisa con la scuola. A inizio anno si decide che nessuno avrà whatsapp. Perfetto, sarei assolutamente d’accordo.

Ma se è uno su 23, non cambia le cose.

Dobbiamo iniziare a pensare ad alcuni problemi “collettivamente”: vostro figlio non ha internet, ok. E questo ha risolto il problema?

Perchè è vero che al 90% dei casi è solo un sostituto dei vecchi sms, ma su whtasapp si possono creare gruppi pericolosi, ci si trova spesso inseriti senza neanche chiederlo, si possono inoltrare con facilità foto e video o messaggi, spesso contro la volontà di chi li aveva mandati.

Ed è pericoloso.

Quindi se vostro figlio preadolescente, diciamo alle medie, ha WhatsApp non prendetelo alla leggera, controllate in che gruppi è inserito, cosa viene scritto, cosa scrive. Ma di questo parleremo dopo.

Sugli altri social, in primis tik tok che va per la maggiore, a mio avviso sono ancora più pericolosi di whatsapp, perchè è più difficile controllare tutto: io non avrei autorizzato l’installazione nè  tantomeno un account, ma per me è facile, visto che non me l’ha chiesto e non posterebbe un suo video o una sua foto neanche sotto tortura.

Ma non è per questo che mi disinteresso del problema social: come detto sopra, se è un problema dei preadolescenti, è un problema anche mio, che lui li usi o no.

Senza contare che i video tik tok si possono vedere comunque, anche senza app. Se li mandano via chat, se li mostrano in corriera.

Sono una loro realtà, e noi genitori dobbiamo studiarla, non c’è altro da fare.

Certo, avere un account e postare in autonomia è diverso: ci si espone ai commenti, ai messaggi, alle critiche. Si lasciano nel web tracce di noi che potrebbero non rappresentarci più tra qualche anno (e verosimilmente la maggior parte delle ragazzine si vergognerà a morte di quei video tra 5 o 6 anni). Per questo per me almeno per tutte le medie sarebbe meglio evitare.

Se invece li autorizzare, dovete controllare QUOTIDIANAMENTE. Cosa postano, cosa scrivono, chi guardano.

No, non esiste il mi fido, mi dispiace.

Non avete tempo? Niente account, non ci sono alternative.

Io mi fido

Se si chiede “a che età è giusto dare il cellulare” la maggior parte risponde “prima della terza media non serve”: e di solito sono tutte persone che hanno figli molto piccoli. Nei commenti ai nostri post, di mamme di adolescenti senza telefono ne avrò lette due, su centinaia di commenti.

Però, quando poi scrivo che ho concesso il cellulare a mio figlio con l’accordo di un mio accesso illimitato (almeno per tutte le medie) mi è stato più volte è stato risposto  “che brutto fare il carabiniere, io di mio figlio mi fido, non ne ho bisogno” con la variante “con mio figlio ho aspettato la terza media, così era maturo e non ho bisogno di controllare”.

E certo.

Ecco, a parte il fatto che come detto non avere lo smartphone non significa non avere accesso alla rete (ce l’hanno tutti gli amici o quasi) a me pare che la questione non sia proprio così chiara a tutti: fidarsi di cosa, di chi? Sicuri che sia solo questione di aspettare e/o di fiducia?

Bello avere fiducia estrema, ma non si può pensare di omettere del tutto il controllo così, hanno in mano una pistola carica, SI DEVE vigilare.

Si deve vigilare sui social, sulle chat, su quello che guardano, su quello che ascoltano, su quello che scrivono.

In primis, perché è obbligatorio: almeno fino ai 14 anni siete responsabili di tutto quello che fanno, compresi insulti , diffamazioni ecc. E fino ai 18 siete ugualmente responsabili di eventuali danni (compresi risarcimenti per cose dette o fatte via chat o social).

Se succede qualcosa e non avete vigilato, sono guai. Se poi siete separati e il vostro ex è uno stronzo, ancora peggio (ci sono state fior di denunce da parte di ex nei confronti dell’altro perché non vigila sul figlio, e anche qualche condanna).

E ribadisco, non è questione di fiducia, non solo almeno.

Perché voi potete fidarvi, i vostri figli possono essere bravissimi ragazzi, eppure possono mettersi nei guai lo stesso: ad esempio, se ricevono un video osè di una compagna minorenne e, visto che sono bravi, non lo condividono, ma non fanno nulla, sono comunque potenzialmente responsabili appunto per non aver fatto qualcosa per fermare la diffusione. Eppure magari semplicemente non lo sapevano, non avevano gli strumenti. Ma voi sì.

Io mi fido di mio figlio, moltissimo, eppure sono intervenuta tante volte.

Da cose banali, tipo la netiquette. Pare poca cosa, ma è educazione. E voi l’educazione l’avete insegnata no? A salutare quando si entra in un negozio, a dire grazie, prego, per favore, a rispondere a una domanda. Ecco. Anche l’educazione nelle chat va insegnata, mica “nascono imparati”.

Io ho dovuto insegnare tante cose.  Perché magari non capiva che se un compagno ti scrive per chiederti qualcosa è buona educazione rispondere, anche solo per dire “non lo so, mi dispiace” (se lui non aveva, ad esempio, il compito che il compagno gli chiedeva –e intendo a lui, in privato, non nella chat dove, al contrario, non è saggio che in 23 rispondano “non lo so”-, semplicemente non rispondeva, ho dovuto spiegargli che non è carino). Ho dovuto insegnarli che non è che perché scrivi su whatsapp la grammatica non esiste. Che a volte non si capisce il tono scherzoso e una frase secca può essere interpretata male. Che le catene di Sant’Antonio sono una gran cagata.

Può capitare di dover intervenire perché magari un compagno scrive o posta qualcosa di grave (es: atti di autolesionismo, minacce di suicidio ecc): voi vi fidate di vostro figlio, ma lui è preparato a cose simili? Sa cosa fare?

E poi quello che mi pare che sfugga a tanti genitori che affermano con orgoglio di fidarsi dei figli è che i nostri figli possono non essere in grado di vedere i pericoli.

Basta vedere la quantità di fake news o pseudo truffe  che circolano nelle chat dei ragazzi, in primis i link che ti permettono di avere gratis iphone o simili: ne vedo di continuo sulla chat di mio figlio, ma se non sanno capire che nessuno ti regala un telefono da 1200 euro con un click, forse hanno ancora bisogno di un controllo, no?

Se non riconoscono una truffa, saranno in grado di riconoscere che stanno chattando con una persona che ha cattive intenzioni? Sapranno gestire un litigio, critiche o offese?

Anche di questo mi è stato detto “quando eravamo piccoli noi succedeva di continuo e ci si doveva arrangiare”, beh, sicuri che fosse meglio?

Io no.

E in ogni caso, un bulletto (o 3 o 5) che ti dava della sfigata nel cortile, non sono 30 o 40 persone che ti deridono sulla chat di classe o sui social (ce n’era uno apposta per i commenti in anonimo, immaginate cosa ne usciva…), per iscritto (ricordate verba volant scripta manent ..? ecco), è un po’ diverso a mio avviso.

Come potete accorgervi di tutto questo se non controllate e vi “fidate”?

Potete non dare il telefono, certo, sono scelte insindacabili del genitore.

Dal canto mio, ho pensato che, come per tute le cose, serve gradualità: e se a 11/12 anni accetta senza problemi che legga, che gli spieghi, che gli rompa anche le scatole, a 14 dubito che sarà così. Lui almeno avrà tre anni di “educazione social” alle spalle.

E resta la cosa fondamentale: non vedere, non vuol dire che non esiste.

 

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4 Comments

  • Solo un piccolo pensiero: a mio avviso, si sta davvero esagerando, abusando dell’uso di smartphone e vari social, in special modo in tenere età…sentiamo abbastanza di cosa succede nel mondo. Io da padre, mi sento di limitare l’utilizzo. E non sarà di certo questo a rendere mio figlio meno intelligente o integrato.

  • Il problema e’ che negli anni il tuo controllo verra’ sempre meno e sara’ il ragazzo a dover prendere decisioni dirette dipendenti non tanto da una “educazione sui social” che al momento gli stai dando, ma sull’educazione che gli hai cercato di dare da tutta la vita….possiamo solo sperare che siano abbastanza maturi loro, perche’ nel momento che vogliono seguire quello che fanno gli amici, le tue indicazioni sui social le cancellano assolutamente….purtroppo la tecnologia esiste ma ha peggiorato molto la vita delle persone per quanto riguarda l’educazione dei figli ….a volte bisogna solo sperare di essere fortunati …ecco perche’ secondo me l’uso va limitato il piu’ possibile finche’ sono preadolescenti….dopo se no’ non li tieni piu’……..

  • Finalmente leggo qualcosa di sensato sull’argomento.
    Quanti genitori sono però in grado effettivamente di vigilare e spiegare perché sufficientemente informati?
    Il problema sta lì.
    Oltre ai rischi che si celano dietro chat e social, soprattutto grazie all’anonimato, le notifiche, i giochini, i messaggini sono continua fonte di interruzioni e stanno sgretolando la capacità di concentrazione dei ragazzi, che poi si riflette negativamente su tanti altri aspetti, compresa la capacità di lettura.
    Certo, lo smartphone è uno strumento utile.
    Ma cosa si perde un adolescente che non è iscritto a nessun social? Pensiamoci.
    Siamo certi che i vantaggi valgano i rischi che si corrono?
    Non è forse il caso di premere perché sempre meno ragazzi, spesso incapaci di intercettare e filtrare pericoli e atteggiamenti negativi, abbiano accesso al mondo virtuale e non presidiato che si crea grazie agli smartphone, anziché cedere al ricatto del “ce l’hanno tutti”?

    • Sicuramente vietare o attendere è più sicuro, se si riesce (e cioè se si reste a pressioni dei ragazzi, ai compiti su classroom ecc). Certo, non si può contare sulla “comunità”, è una lotta che va fatta da soli

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