Fenomenologia del Preadolescente

preadolescente chi è
Fenomenologia del Preadolescente
Il Preadolescente ha un’età che va dai 10/11 anni ai 14, dicono.
In teoria il Preadolescente dovrebbe avere una crescita esponenziale, come gli avessero pigiato l’acceleratore, ma spesso questa ingrana più tardi o troppo presto, facendolo sentire ancora più a disagio di quello che già normalmente un preadolescente è (cioè parecchio).
Il Preadolescente spesso si riconosce a distanza.
Dagli abiti? No
Dal look? No
Dall’andatura stanca H24? No
Dallo sguardo critico? No.
Dall’odore che emana.
Il Preadolescente tipico infatti puzza.
Puzza perché gli ormoni si scatenano e l’odore corporale ne risente, il tutto sommato al fatto che non ama più lavarsi e non lo fa più se glielo chiedete.
Ma perché il Preadolescente non si lava?
Un po’ per affermare che il corpo è diventato suo e non è più vostro terreno di cura, un po’ perché non ama vedersi e toccare quel corpo lì che ancora non ha capito dove sta andando e un po’, forse tanto a dire il vero, perché quel corpo lì non gli piace, non lo accetta, non lo riconosce ancora come proprio.
Un po’, ancora, perché è pigro e un po’, forse tanto, per darvi fastidio.
Perché il Preadolescente se vi rompe le palle è felice.
Il Preadolescente alza gli occhi al cielo più frequentemente di un controllore di volo.
Lo fa continuamente.
Lo fa se un adulto gli chiede qualcosa, gli ordina qualcosa, gli suggerisce qualcosa, gli dice qualcosa, gli rivolge la parola.
Lo fa se un adulto, insomma, è nei paraggi o, meglio, se esiste.
Magari lo fa pure in via preventiva così non gli rompi le palle.
Il Preadolescente via via smette di giocare.
O meglio, smette di farlo in quel modo in cui lo fanno i bambini e inizia a farlo on line con i coetanei.
O anche da solo.
Purché non con te genitore, diciamocelo.
Tu adulto non solo non sei più il destinatario della richiesta: “giochi con meeeeeee????”, ma devi levarti dalle palle proprio. 
Mollami.
Lasciami in pace.
Gira al largo.
Vai vai, su.
Il Preadolescente è a disagio.
Non è bambino.
Non è ragazzo.
Non sa chi è.
Non si capisce più.
Perché ora sono così felice che urlerei?
Perché un minuto dopo vorrei morire?
Perché mi arrabbio per niente?
Perché vorrei solo dormire se cinque minuti fa esplodevo di energia?
Perché non mi sta bene niente?
Perché sono così brutto?
Perché sono così deforme?
Perché non ho amici?
Mi vergogno ad uscire.
Mi vergogno a parlare.
Dio che voce mi sta venendo!
Ma quel culo?! Da dove arriva?
Oddio che tette!
Quanto lardo.
Quanto sono magro.
Che panza!
Dio il ciclo!
Se diventa duro si vedrà con la tuta?
Ma devo mettere il reggiseno?
Mi si vedono i capezzoli!
Ho i capelli troppo lisci/ricci/biondi/morì/unti/puliti/voluminosi/piatti
Mi vergogno di me.
Mi vergogno di farmi vedere con te.
Il Preadolescente perde tempo, non sa organizzarsi, non sa programmare, cincischia, è svogliato, vorrebbe tanto ma.
“Ora lo faccio”, dice.
Ora.
Le parole “ora” e “adesso”, come “sto arrivando”, “un minuto” o “un attimo”, sono quelle che non appena pronunciate lo faranno sparire in un buco nero da cui riemergerà solo dopo ore.
O magari un po’ prima se lo scuotete prendendolo per quei vestiti enormi (per nascondercisi) o troppo stretti (perché non ci sta più).
Il Preadolescente muta.
Muta ogni momento, ogni giorno, dentro e fuori, annaspa, vi ama ma vi odia, vi ama ma deve odiarvi, vi ama ma vuole odiarvi, deve andarvi contro ma non vuole perdervi, vuole perdervi ma non troppo.
Lasciami in pace ma non del tutto.
Stai con me ma non tanto.
Stai con me ma a distanza.
Stammi lontano, ma vicino.
Ti sfido, stronza, però fammi i grattini come quando ero alla materna e mi infilavi la mano sotto alla maglia, lungo la schiena, e quanto mi piaceva, oddio quasi piango d’amore al ricordo, no, non posso, sei il nemico ora. O forse no.
Il Preadolescente non sa più chi è e ha paura, più di quanta ne abbiate voi quando esce facendo i suoi primi esperimenti di libertà e vi manca la terra sotto i piedi (ma in fondo è anche così bello che diventi grande).
Il Preadolescente, insomma, sta di merda.
Ma tu genitore stai di merda pure tu.
Che senti che il tuo bambino ti scappa, ti scivola via, tra le dita, per quanto cerchi di trattenerlo, ma neanche più di tanto, perché lo sai che non è giusto.
Ma ti prego stai con me ancora un po’, ancora un anno, facciamo 2? O che ne dici di 3?
Io non sono pronto a farti andare via.
Guardami ancora con quegli occhi felici che avevi da bambino, senza ombre, senza giudizio, senza odio.
Guardami ancora con quello sguardo che hanno i bambini, quello che hanno quando si svegliano  nella loro culla e vedono la mamma o il papà:
lo sguardo di chi ha visto il sole.
Perché c’è stato un tempo in cui ero tutto il tuo mondo, sai?, tutto ciò di cui avevi bisogno.
E lo so che quel tempo non c’è più e non tornerà più e che l’adulto sono io.
Ma quanto cazzo è difficile.
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2 Comments

  • Eh no, non vale! Questo è un colpo basso!!!! Mi viene il magone. Ho appena messo a letto i tre briganti. Figlio1, 10 anni ma preadolescente da quando ne ha 5, “mamma lasciami in pace adesso mi lavo i denti. Vai via, un attimo, basta sto arrivando, … Ecc ecc”. Poi quando i fratelli si sono addormentato “mamma vieni nel mio letto e mi abbracci finché non mi addormento?” E anche se dorme, lo tengo stretto ancora un po’, tanto lui non lo sa.

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