Mio figlio è isolato perché non ha il cellulare

bambini cellulare

In questi giorni si è discusso nel gruppo FB di un post del pediatra Alberto Pellai, che come forse saprete oltre ad aver scritto una quantità importante di libri su pre-adolescenti e adolescenti si fa portavoce del no agli smartphone fino a una certa età. Ci si chiedeva quindi nel gruppo: quanto non avere lo smartphone influisce sulla socialità dei nostri figli? E i pareri sono assai discordanti.

Smartphone prima dei 14 anni, sì o no?

Per esempio per alcune mamme (il gruppo è composto soltanto da mamme) è fondamentale avere uno smartphone per non restare isolato, perché i ragazzini sono cattivi e se non sei nella chat Whatsapp la tua vita è finita.

Per altre invece non cambia niente, perché i bambini e i ragazzini trovano tanti punti in comune.

Poi c’è chi dice che è importante per uscire, chi invece abita in un paesino e non lo ritiene necessario perché tanto ci si conosce tutti e il punto di ritrovo è sempre lo stesso, in fondo non facevamo anche noi così?

Ecco, io credo che come sempre, quando si tratta di figli – ma un po’ della vita in generale – non sia possibile dichiarare qualcosa solo perché per noi è così. Cioè, non è che se mio figlio è stato isolato perché non aveva il cellulare, allora questa è una regola universale che riguarderà tutti. E al contrario se tuo figlio può vivere bene senza perché abita in un paesino di tremila persone in cui ci si chiama dalla strada, non significa che sia lo stesso per chi vive in grandi città.

I bambini devono essere autonomi

Insomma, l’abbiamo visto anche col post sulla pagina di qualche giorno fa: è giusto costruire una scuola elementare in un luogo in cui non si può facilmente accedere in auto? Anche lì, ci sono stati genitori che hanno detto e che vuoi che sia, i bambini devono guadagnare autonomia, possono attraversare un parco, basta stargli sempre addosso e tenere loro la manina (a 10 anni, ha detto una mamma). Certo, peccato che il parco in questione sia in una città di due milioni di abitanti, con un’estensione di tipo 50 ettari: e chi non lo lascerebbe attraversare ai propri figli alle elementari, su.

Quella del cellulare è una questione spinosa per cui vedo spesso genitori trovare giustificazioni alle proprie scelte, in genere a favore del telefono stesso. Però è il mio punto di vista, perché è stato detto anche a me: io ho dichiarato che avrei regalato il cellulare a mia figlia nel momento in cui avrebbe iniziato ad andare in giro da sola, non a scuola perché è a 5 minuti, ma per la città. Città che è Milano, nemmeno quella in cui sono cresciuta io che comunque era grandicella, ma non così. Qui ci sono parchi, tram, metro, traffico, tangenziali, criminalità (nel nostro quartiere poi, che è considerato “bene” ma non lo è affatto). A me sembrava una cosa intelligente, almeno per me: quando ne avrà bisogno, lo avrà, per ora non ne ha bisogno.

Isolamento e bullismo, come evitarli?

Detto questo, quindi, si potrebbe dire lo stesso di chi lo compra a bambini in quarta o quinta elementare (so anche di più piccoli) perché altrimenti vengono isolati. Io ho due figlie, una in quarta e una in prima media, senza cellulare, ma questo isolamento – nonostante abbiano cambiato nazione lo scorso anno, quindi scuola e amici, e poi abbiano cambiato scuola quest’anno entrando di nuovo in gruppi ormai affiatati da anni) non l’abbiamo mai vissuto. Entrambe si integrano bene, si fanno i loro amici, anche senza chat Whatsapp (che, per inciso, la figlia grande ha provato ad avere col cellulare del padre, ma ha perso interesse dopo tre secondi. Direte voi, per forza, non ha privacy, ma vi assicuro che la privacy non l’avrà nemmeno quando avrà un cellulare suo, come non ce l’ha adesso che ha un iPad su cui gioca), perché trovano altri interessi in comune. Se vogliono vedersi al pomeriggio si accordano al mattino e il modo di incontrarsi lo trovano, proprio come facevamo noi (noi avevamo il telefono di casa, noi adulti  abbiamo i cellulari, no?).

Però io capisco anche che non è che perché loro non vengono isolate (per completezza di informazioni: una è patologicamente chiusa, l’altra molto aperta), che non possa succede ad altri. I ragazzini, ripeto, sanno essere cattivi.

Ma, c’è un ma.

A voi è mai successo di essere escluse o esclusi perché non avevate qualcosa? Perché non vi vestivate in un modo, perché non avevate il tal motorino, perché non andavate in vacanza nel tal posto, perché tutti si ritrovavano al pomeriggio ai giardini e voi no, perché tutti avevano il tal gioco e voi no?

Sì, è sempre capitato. E i bulli ci sono sempre stati.

E sono questi atteggiamenti che bisognerebbe combattere, non assecondarli escludendo il problema. Ti prendono in giro perché hai la tuta di HM anziché quella della Nike? Aspetta che vado a comprartela (sempre che uno possa permettersela).

La campana di vetro non aiuta a sconfiggere i bulli

Io stessa tendo a evitare il problema, alle mie figlie, ma cerco anche di insegnare loro che la cattiveria è colpa di chi è cattivo, non nostra. Questo vale per tutto, perché quando poi hanno lo smartphone sono esposti ad altri tipi di isolamento e bullismo forse ancora più gravi dei precedenti. Più si cresce e peggio è, ve lo dico.

Insomma, ho scritto tantissimo per dirvi che se gli esperti dicono che è meglio evitare il cellulare il più possibile, un motivo c’è, proviamo a crederci. Ma appurato questo, ogni genitore sceglie per i propri figli con coscienza (si spera) e in base alla propria situazione, al carattere del ragazzino e a molto altro. Ricordatevi soltanto che, come dice Pellai, dare uno smartphone a un bambino è come mettergli in mano una motosega: loro non sanno niente dei pericoli, dei rischi, delle infinite possibilità, delle tracce che lasciano. Perciò controllate, verificate, spiegate, fate fare dei corsi.

Perché a noi sembra un giochino carino con cui possono restare in contatto con gli amici, ma forse questo a 10 anni. Dopo, potreste rimpiangere l’isolamento, credetemi.

PS Mentre termino di scrivere questo post, ricevo un messaggio su Whatsapp. È la mamma di due ragazzine che erano in quinta con mia figlia, che quindi la conoscono da un anno e non la vedono da giugno. In questi tre mesi hanno scritto diverse volte a mio marito (ricordate che vi ho detto che mia figlia ha dato il suo numero in giro?) perché si vedessero, ma lei alla fine ha sempre lasciato correre per un motivo o per un altro. Insomma, mi ha scritto la loro mamma (che conosco a malapena) per chiedermi se oggi possono vedersi. È più facile di quel che si pensi, essere amici. Anche ai tempi degli smartphone.

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