Oggi è il 25 novembre e come ogni anno i social, come i media, sono pieni di riferimenti alla violenza perpetrata nei confronti del genere femminile. Stamani, aprendo Instagram, tra una condivisione di scarpette rosse e una di frasi famose, ho letto il post di una ragazza che testimoniava la sua personale vicenda di violenza, sottolineando come questa non sia mai stata risolta, o meglio: la giustizia non ha mai fatto niente.
La sua condivisione aveva uno scopo: far sentire a qualcun’altra nella sua stessa situazione una sorta di vicinanza. Non sei sola.
Donne peggiori nemiche delle donne
Ancora spesso si legge questa frase, o una sua simile: le donne sono le peggiori nemiche delle donne. E se sembra una verità assoluta e chiara a ognuna di noi, vittime e carnefici almeno una volta nella nostra vita di femmine, quel che non sappiamo, almeno fino a una certa presa di coscienza, è che si tratta di una cazzata. Certo, si può storcere il naso, ma pure è così: se ci scavalchiamo, se ci critichiamo, se ci insultiamo, se ci facciamo del male tra di noi è per avere un posto in un mondo fatto da uomini. È perché noi, come merce in un negozio che vuole essere venduta al miglior pezzo, sappiamo che dovremo fare di tutto per apparire: più belle, più intelligenti, più mamme, più donne, qualsiasi cosa basta che sia più rispetto alle altre.
Non è quindi colpa del genere femminile, se tra donne ci si annienta: è colpa del genere maschile, quello che ci pesa come fossimo merce esposta, quello che ci appella in strada, quello che ci dà le pacche sul culo, quello che ci crede proprietà sua. Togliersi dalla testa questo modo di pensare e soprattutto di vedersi all’interno della società che viviamo (con continui confronti e inviti a migliorarci proposti ovunque: nelle pubblicità, nella narrazione dei media, ormai persino dalle politiche in carica) è un processo lunghissimo che richiede fatica, rinnegazione di sé, di quel che si è sempre creduto. Significa anche litigare con un sacco di gente a cui si vuole bene (nella speranza che pure queste persone si sveglino). Significa usare violenza.
Le parole, i modi, le battaglie
La violenza eliminerà la violenza: solo una nostra presa di coscienza potrà rimettere il genere maschile al proprio posto (inteso come posto paritario, non carnefice, non padrone), solo la nostra consapevolezza ci porterà a essere sorelle, unite, forti. Giorni fa, sempre su Instagram, condividevo un post di Carolina Capria (@lhascrittounafemmina) che commentava una pubblicità apparsa sullo stesso social in cui si scimmiottava, ancora una volta, il fatto che gli uomini siano così, un po’ scemi (quando si parla di figli, di casa). Un’utente mi faceva notare come le attiviste siano spesso violente nei modi, nei temi, come usino tutto senza riflettere, facciano sempre polemica. È vero, lo riconosco, lo starete riconoscendo anche voi, leggendo.
Eppure io credo davvero che la violenza sia l’unica strada per farcela. E per violenza intendo di modi, di espressione, di temi. Siamo arrabbiate, incazziamoci. Ognuna di noi deve portare nel dialogo pubblico quello che non va senza paura, creando dissenso, fastidio, scardinando tabù. Non ci deve essere più vergogna, e tutte noi dobbiamo fermarci a leggere, a osservare, a capire chi ne parla, chi studia il fenomeno.
La violenza, sotto forma di rabbia, diventa un modo di analizzare quel che avviene nelle nostre giornate: dal carico mentale ai compiti concreti, da come ci tratta il tecnico della caldaia, da come ci chiamano signora anziché dottoressa, da come ci fischiano in strada. Tutto, in questo mondo, è fatto a misura d’uomo: pensate agli uomini che pisciano in strada, senza ritegno, poco importa chi c’è intorno. Lo spazio è loro, il mondo è loro, loro lo occupano, noi lo decoriamo. Noi ci muoviamo in bilico facendo attenzione a essere sempre perfette per essere scelte, loro lo calpestano, ci sputano, però ehi, tu depilati le ascelle che sennò sembri sporca.
Ogni gesto di rivolta, anche il più piccolo, è un pezzo di coscienza che sboccia, per questo anche le parole sono violenza, dire medica o la presidente del consiglio sono scelte di campo in una battaglia che punta a farci riconoscere. Non c’è rivoluzione senza cambiamento, anche quello che ci sembra più insignificante.
Le donne non denunciano, le donne non vengono credute, le donne sono puttane, sono pessime madri, lavorano troppo, sono fuori forma, le donne non hanno identità. Prendiamocela, questa identità, distruggiamo tutto quello in cui abbiamo creduto fino a oggi e guardiamo quello che ci accade con occhi diversi. Leggiamo, ascoltiamo. Non lasciamoci mai sole, nemmeno se ci dicono che le donne sono le peggiori nemiche delle donne: perché ce l’hanno insegnato solo per tenerci distanti le une dalle altre. Usiamo la nostra rabbia per fare questa rivoluzione.
PS La violenza di genere è maschile, non dipende in nessun modo dalle donne.